Gomorra 4, è una carneficina: Genny uccide Patrizia, morti Levante e Mickey

Gomorra 4, è una carneficina: Genny uccide Patrizia, morti Levante e Mickey
di Titta Fiore
Venerdì 3 Maggio 2019, 23:07 - Ultimo agg. 4 Maggio, 17:16
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Niente è come sembra, dalle parti di Gomorra. Il tradimento è il codice, il sospetto è il metodo e per nessuno dei personaggi c'è mai redenzione. Muoiono, alla fine della quarta serie che aveva promesso una chiusura spettacolare nelle esche social lanciate in rete dai suoi protagonisti, altri pezzi da novanta del racconto: muore Patrizia, uccisa da Genny Savastano, muore suo marito Michelangelo, per la stessa mano omicida, muore in un agguato il boss Levante. Una carneficina. Dice Saviano, coautore della sceneggiatura: «Gomorra racconta la sintassi del suo tempo: se non ammazzi verrai ucciso, se ti fidi verrai imbrogliato». E alle polemiche di chi lo accusa di infangare l'immagine di Napoli risponde allargando lo sguardo sull'Italia intera sporcata da compromesso e corruzione: «Mostriamo un paese al collasso. Questa cosa dà fastidio? La dia. Facciamo intrattenimento? Certo, ma fissando la puzza dei soldi».

Soldi. Potere. Solitudine, crudeltà e follia. A ben guardare, sono gli elementi cardine della tragedia shakespeariana. Gli stessi che, fatte le debite proporzioni, finiscono per rincorrersi nella narrazione di «Gomorra - La serie». Non a caso, nelle ultime storie pubblicate su Instagram, Salvatore Esposito che presta volto, figura possente e carattere tormentato a Genny Savastano ha ricostruito in tal senso l'evoluzione del suo personaggio: un ragazzo borderline delle periferie che la strada e il malaffare trasformano in un mostro feroce incapace di fermarsi davanti agli ostacoli e determinato a eliminare fisicamente tutti i potenziali nemici, compresi alleati e parenti. «La svolta della serie è il valore dell'intelligenza delle donne», aveva commentato presentando i nuovi episodi Cristiana Dell'Anna. E infatti nei dodici episodi diretti da più registi (Marco D'Amore tra gli altri e Claudio Cupellini per gli ultimi due, andati in onda su Sky Atlantic) sotto la supervisione artistica di Francesca Comencini, il ruolo di Patrizia e quello della moglie di Gennaro, Azzurra (Ivana Lotito), sono andati via crescendo fino alla tragica escalation di ieri sera.

Ma sulla scena dove finora ha tenuto banco il male in tutte le sue forme, dove il viaggio nell'animo umano è stato una discesa agli inferi senza ritorno e la guerra fra bande per il controllo del territorio e degli affari criminali non ha risparmiato niente e nessuno, in mezzo alle vendette incrociate e ai tradimenti efferati, ha acquistato spessore per la prima volta un antagonista: un magistrato, il giudice Ruggieri, che dopo aver arrestato Patrizia per una soffiata del marito Mickey, convince la donna a collaborare con la giustizia. È questa la novità più importante della serie, al di là dell'evoluzione, delle trasformazioni o della scomparsa di personaggi chiave del racconto. Come evolverà il rapporto tra Genny, tornato a riprendersi «tutto quello che era suo», e il clan legato ai Savastano incalzati dalle forze dell'ordine è ancora presto per intuirlo. Gli sceneggiatori sono al lavoro sui nuovi episodi e la quinta stagione vedrà la luce l'anno prossimo. Ma il confronto tra i due personaggi, il magistrato e il boss, schierati su fronti contrapposti e portati dalla vita a misurarsi, entrambi, con le ombre ingombranti dei padri, promette di essere drammaturgicamente interessante. «Non lo facciamo per sfruttare un marchio di successo, ma perché l'idea centrale è fortissima» hanno spiegato i produttori. Vedremo.

Niente è come sembra, dalle parti di Gomorra. E nessuno è davvero padrone del proprio destino. Salvo Esposito: «Genny resta un personaggio feroce e pericoloso, anche se gli avvenimenti hanno un po' cambiato la sua natura. L'ambivalenza è il punto di forza del personaggio». Ha sognato una vita diversa. Ma i sogni, quando sono fatti della stessa materia degli incubi, non hanno diritto di realizzarsi. In questa quarta serie «Gomorra» ha provato a mescolare, con qualche lentezza, l'action movie con il dramma psicologico. Alla fine, Genny resta ancora una volta solo con i suoi fantasmi, chiuso in un bunker sotterraneo più squallido di una galera. «Chest'è, Gennà?», gli chiede Patrizia morendo. Chest'è. Il male porta il male. Il resto, alla prossima puntata. E al film sulle origini di Ciro l'Immortale, lanciato con tempismo perfetto sui titoli di coda.