Bucchi ridisegna il Benevento:
Ricci e Letizia verso la promozione

Bucchi ridisegna il Benevento: Ricci e Letizia verso la promozione
di Luigi Trusio
Mercoledì 29 Agosto 2018, 12:00
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Una «remuntada» pazzesca sotto la spinta di una torcida stile sudamericano. Dottor Jekyll per 75 minuti e Mister Hyde per i restanti 20: il Benevento ha mostrato due volti completamente opposti, ma il 3-3 vale quanto una vittoria nella consapevolezza che bisogna ancora crescere parecchio.

Ai giallorossi di sicuro non manca il carattere. Recuperare tre reti e rischiare poi di vincere vuol dire che la squadra è dura a morire, ha personalità e non molla mai. Viola nella seconda metà della ripresa avanzando il baricentro di almeno un paio di metri ha cominciato a carburare e a imprimere ritmi meno blandi alla contesa e tempi diversi al palleggio: solo a quel punto il Lecce è andato in difficoltà. Ricci ha dimostrato di valere una maglia da titolare: ha gamba e vede la porta meglio degli altri esterni. Lo stesso dicasi per Letizia: qualunque sia la motivazione, il più forte terzino della B, richiesto da squadre di A e non lasciato partire, non può scaldare la panca. Improta ha fatto velocità e buoni spunti, ma spesso si è intestardito nel mirare ai tabelloni. Costa, al netto delle solite amnesie (a vuoto su Falco che fa la sponda per il primo gol di Mancosu) nel complesso non ha fatto una brutta partita e quando Viola si è alzato ha orchestrato bene la circolazione da dietro. L'intesa con Volta (che esce comunque in ritardo su Mancosu) è perfettibile. Asencio nonostante non fosse al top ha dimostrato di saper essere subito decisivo conquistandosi un rigore da rapace d'area di rigore con estrema scaltrezza. Quanto al sistema di gioco, il Benevento è sembrato molto più pericoloso e a suo agio con le due punte, ma l'effetto del furore agonistico nel finale potrebbe trarre in inganno.

Puggioni va assolto sul gol di Falco in quanto ingannato da una deviazione. Ma l'errore su Fiamozzi, per uno della sua esperienza, è imperdonabile. Per non parlare di quei rilanci sballati a cercare la linea del fallo laterale, sui quali Bucchi non è esente da colpe perché si vede che sono espressamente richiesti dall'allenatore. La difesa non è apparsa come l'unica responsabile di una debacle evitata sul filo di lana. Anzi, alla fine ha concesso al Lecce solo 4 tiri. Ma i 3 gol incassati portano a 11 le reti incassate nelle ultime 6 uscite, di cui 7 solo con Frosinone e Lecce: troppe. Uno come Maggio non può limitarsi al compitino e non può sbagliare tutti quei cross e quegli appoggi. Di Chiara per una volta non stava facendo poi così male, ma l'errore decisivo sul gol di Falco ha compromesso tutti i giudizi sulla sua prova. Il reparto che preoccupa di più in questo momento è il centrocampo, con Tello confusionario e spaesato e Nocerino avulso dal gioco e fuori condizione. Bucchi deve lavorarci molto ma guarderà anche ad altre soluzioni (Bandinelli). Poco comprensibile poi la scelta di costringere Viola a fare il play basso trasformando uno che ha visione di gioco, apre e verticalizza con straordinaria semplicità, in una sorta di geometrucolo da passaggino a tre metri. Certo ha inciso la marcatura asfissiante di Mancosu, ma occorreva qualche altro accorgimento tattico per liberarlo dalla gabbia. I movimenti del tridente Insigne-Coda-Improta sono ancora poco coordinati.
 
Confortante il fatto che Bucchi abbia ammesso gli errori ed evidenziato le lacune. Significa che ha capacità autocritica ed è consapevole che ci sono ancora molti dettagli da curare e meccanismi da perfezionare. Ha ancora tutto il tempo per costruire una squadra a sua immagine e somiglianza. Adesso con la doppia pausa avrà quasi tre settimane per risolvere i problemi (la ripresa avverrà venerdì migliorare la condizione di alcuni singoli e apportare i necessari correttivi.
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