«Bisogna prendere provvedimenti precisi da parte delle istituzioni calcistiche e governative. Chi compie certe azioni va tenuto fuori dagli stadi per sempre», Aurelio De Laurentiis ha espresso in maniera decisa la sua posizione durante il convegno «L'Antisemitismo nello Sport» che si è svolto ieri presso la Sala del Refettorio della Camera a Roma, organizzato dal coordinatore nazionale per la lotta contro l'antisemitismo, Giuseppe Pecoraro, con la partecipazione, tra gli altri, del ministro per lo Sport e i giovani, Andrea Abodi, del ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, del senatore Pier Ferdinando Casini, del vice capo della polizia, Vittorio Rizzi, dell'ambasciatore di Israele, Alon Bar, e di Noemi Di Segni, la presidente dell'Ucei, «Le buone intenzioni non bastano più. Le soluzioni vanno attuate, non promesse. Bisogna avere la forza di essere antipatici e solo con l'azione ci si riesce», ha spiegato il presidente del Napoli, che ha aggiunto. «L'antisemitismo fa scopa con razzismo e ci sono esempi negli stadi con le cosiddette zone franche dove esiste soltanto la legge del tifoso. Ma quello non è un tifoso: quella è una risposta irresponsabile. Io sono un sostenitore da sempre della legge inglese. Se ti alzi in piedi per tre volte di seguito vieni allontanato e ci sono le celle negli stadi».
Superare l'indifferenza, che porta alla violenza, non con le parole ma con le proposte e l'azione. La sollecitazione della senatrice Liliana Segre per combattere l'antisemitismo è stata raccolta dalla istituzioni governative e sportive italiane, che martedì presenteranno un decalogo contro tutte le discriminazioni razziali nel calcio.
Negli stadi si registrano spesso episodi di razzismo nei confronti del Napoli (e in particolare dei suoi giocatori di colore) e dei tifosi azzurri. Cori puniti quasi sempre con lievi sanzioni.