Barcellona-Napoli, la sfida dei mondi tra debiti e nuovi stadi

Il Barça è il club che ha più debiti di tutti

Giovanni Di Lorenzo in azione contro il Barcellona
Giovanni Di Lorenzo in azione contro il Barcellona
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Lunedì 11 Marzo 2024, 07:21 - Ultimo agg. 12 Marzo, 07:39
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Due mondi. Da una parte chi fa, dall'altra chi ancora progetta e immagina. Barcellona contro Napoli: era l'agosto del 2011, trofeo Gamper, quando De Laurentiis passeggiava per il centro sportivo di proprietà dei catalani e spiegava che da lì a poco lo avrebbe fatto, molto simile, a Napoli. Del mitico Camp Nou che sorge su un'area che era chiamata “Maternidad” ci sono solo le macerie: perché nel frattempo, con un investimento da 1,5 miliardi di euro, Laporta lo sta ricostruendo da zero (in più ci aggiungerà, palestre, palazzetto, due piscine, uno sterminato numero di store e così via). De Laurentiis, dall'altra parte del Mediterraneo è ancora a macerarsi tra promesse di una prima pietra dello stadio nuovo tra 18 mesi, a Bagnoli, su un terreno che, al momento, è occupato da un altro progetto: quello della Federtennis. E che non fa fare salti di gioia al Comune. Eppure, questo è il calcio: in novanta minuti, tutto questo divario galattico, non conta nulla. Il Napoli sogna i quarti di finale, con tutto l'insieme di bonus che si porta dietro: ovvero, subito, 10,6 milioni di euro per il passaggio del turno più il sogno del Mondiale per club. 

Diciamolo subito: se il Barcellona fosse stato un'azienda normale avrebbe dichiarato bancarotta tre anni fa per il mostruoso buco di bilancio accumulato. Vero, è tra i più ricchi, vero, ma continua a essere, nonostante la cinghia tirata, ancora il più indebitato in Europa. Se gli 80 milioni di profitti con il Napoli ha chiuso l'ultimo bilancio possono sembrare un record, bisogna soffermarsi su quelli del Barcellona: ha chiuso il 22/23 con un utile netto di 304 milioni di euro. Ovviamente, non fatevi illudere: anche per via dello stadio, l'indebitamento della società catalana è di 552 milioni di euro. Roba che agli occhi di uno come il presidente del Napoli, farebbe venire i brividi: lui che dell'equilibrio finanziario ha sempre fatto il faro economico e gestionale. Le note dolenti, come in molti altri club, riguardano per esempio la voce stipendi: pesano per 676 milioni di euro, circa il 60% delle uscite complessive del Barça. Il Napoli ha da qualche anno portato il monte ingaggi attorno ai 75 milioni di euro (ora è di 82 milioni, ma pesa Osimhen con i suoi 12 milioni di euro). Una situazione di difficoltà che ha portato all'impossibilità di tenere Messi e al regalo all'Inter Miami di due veterani quali Sergi Busquets e Jordi Alba pur di alleggerire il monte stipendi. Due gli introiti che fanno invidia: Nike, che verserà 100 milioni l'anno nella casse dei catalani fino al 2028, e Spotify, 70 milioni annui fino al 2026. Il Barcellona è il club che ha più debiti di tutti: si tratta di debiti a lungo termine, la metà dei quali riguarda il finanziamento per l'allargamento e la modernizzazione del Camp Nou.

Il Napoli, invece, non ha un euro di debito: anzi, ha riserve accumulate a bilancio di circa 180 milioni di euro. Parte dei quali destinati al centro sportivo che va realizzato in fretta e furia (a Bagnoli?) perché Castel Volturno sta per chiudere le porte. Il Napoli, grazie allo scudetto e ai quarti di Champions, è una delle tre new entry nella top 20 dei ricavi iin Europa, con oltre 267 milioni, in crescita del +71 per cento. 

Il Napoli ha una solidità di grande spessore. Al contrario del Barcellona: perché per la Uefa non è tutto ora quello che luccica. Magari peserà pure il fatto che il Barça sia tra i fondatore del progetto SuperLega, ma pende una valutazione in corso a Nyon e che possono portare alla clamorosa esclusione del Barcellona dalle coppe Uefa nei prossimi anni. Le norme finanziarie della Uefa valutano come determinanti soltanto le vendite che possono essere attribuite direttamente al calcio, mentre il bilancio annuale del club riportava anche incassi provenienti dalla vendita di futuri diritti televisivi, di marketing. Per la Uefa non hanno alcuna influenza. 

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