Napoli, la difesa sotto accusa dopo Barcellona. E domenica c'è l'Inter

Gli azzurri continuano ad incassare un gol a partita

Alex Meret in uscita
Alex Meret in uscita
Eugenio Marottadi Eugenio Marotta
Mercoledì 13 Marzo 2024, 13:21 - Ultimo agg. 14 Marzo, 09:57
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Il primo bilancio è di otto gol in sei partite. Il tallone d'Achille del Napoli resta la difesa. Anche con Ciccio Calzona alla guida la musica non è cambiata. Anzi. Di Lorenzo e compagni continuano a sbandare dietro. A voler essere più precisi gli azzurri continuano ad incassare la media di un gol a partita e da ieri anche qualcosina in più. Sia ben chiaro, il problema non è solo ascrivibile al pacchetto arretrato, ci mancherebbe, ma ai movimenti di tutta la squadra in una determinata fase di gioco che è quella del non possesso palla. La fragilità difensiva è oggettiva, ma sarebbe esercizio riduttivo e banale voler limitare il raggio delle responsabilità alle sole carenze strutturali dei difensori azzurri. Da Barcellona a... Barcellona. Il cammino del Napoli di Francesco Calzona è cominciato con la sfida di andata al Maradona contro l'undici di Xavi fino alla gara di ritorno di ieri sera allo Stadio Olimpico Lluís Companys di Montjuïc in terra catalana. 

Rispetto a qualche buona intuizione mista ad un oggettivo cambio di rotta con la nuova guida tecnica, il comune denominatore purtroppo è stato quello di avere sempre preso gol. Da chiunque sia sceso in campo contro il Napoli. Barcellona all'andata, i tre ceffoni al ritorno ed in mezzo le quattro sfide di campionato in cui Meret ha sempre dovuto raccogliere il pallone nella propria porta. Adesso ci sono le ultime dieci partite di campionato in gli azzurri dovranno provare ad accelerare per sperare ancora in un piazzamento di prestigio per la prossima Champions.

Finora la filosofia di Calzona è sembrata essere quella di stampo zemaniano del meglio fare una rete in più degli altri, consapevole che il gol al passivo era sempre dietro l'angolo. E così è stato. Ma se poi capita che le bocche da fuoco hanno le polveri bagnate allora ecco che sarebbe anche meglio provare a limitare danni. Provare a correggere, cioè, quelle distrazioni e quei posizionamenti che favoriscono il passivo. Su tutte, le voragini che spesso si creano nella terra di mezzo e che consentono agli avversari giocate a palla scoperta, magari a campo aperto (complice anche un'impostazione a vocazione spiccatamente offensiva del Napoli). 

 

Poi ci sono anche le marcature preventive che non sempre vengono rispettate dai centrocampisti azzurri ed il lavoro che Calzona chiede agli attaccanti per rendere la squadra corta e compatta pure in fase di non possesso. Last but not least le amnesie di qualche singolo difensore che poi rischiano di essere pagate a caro prezzo. Un po' come capitato ieri a Barcellona. Intendiamoci, l'allenatore è arrivato da poco tempo (anche con Garcia e Mazzarri le cose non è che andassero meglio), il tempo resta il principale tiranno di una squadra che ha visto cambiare già due guide tecniche nell'anno in cui porta lo scudetto cucito sul petto e Calzona non può avere la bacchetta magica. Ma adesso però, con le partite che finalmente si giocheranno di settimana in settimana (finito il tour de force), il trainer avrà quel pizzico di tempo in più per affinare idee e rodare i meccanismi. Anche quelli difensivi. Anzi. Principalmente quelli del pacchetto arretrato, con la costruzione che come sempre con Calzona parte dal basso...

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