Lo aveva sempre detto: «Sono un napoletano nato per caso a Milano». E in quell'estate del '90, dopo i veleni per lo scudetto vinto dal Napoli di Maradona contro il suo Milan, Silvio Berlusconi decise di sostenere un club cittadino fresco campione d'Italia. Non quello di Ferlaino, certo. Ma il Settebello della Canottieri Napoli.
Nella stagione 1990-1991, quella successiva allo scudetto conquistato dalla squadra guidata in panchina da Enzo D'Angelo, la squadra giallorossa portò il marchio Italia 1. L'accordo venne sottoscritto dal presidente del circolo Carlo de Gaudio, numero uno del comitato organizzatore di Napoli dei Mondiali di calcio, e da Maurizio Japicca, plenipotenziario di Berlusconi in questa città che il Cavaliere amava moltissimo.
La Canottieri era molto forte, vi erano due giocatori che due anni dopo avrebbero vinto l'oro olimpico a Barcellona, Nando Gandolfi e Carlo Silipo.
La sponsorizzazione durò un anno, su accappatoi e calottine c'era il simbolo di una delle tv di Berlusconi. Un altro mondo, quello, con la pallanuoto che a Napoli vinceva quasi tutti gli anni e riusciva a reperire sponsor di altissimo livello. Poi c'è stato il declino. Gli spalti della Scandone si sono svuotati, l'ultimo scudetto risale al 2004 e l'ultimo trofeo europeo al 2015, entrambi conquistati dal Posillipo, il grande rivale della Canottieri, precipitata in serie A2.
Altri tempi, altri uomini e altri sogni.