Caos ultras, la verità della Curva A: «Noi puniti dopo scontri in autostrada»

La rivendicazione: «Vogliamo solo tifare, siamo pronti a tendere la mano»

I tifosi della curva A
I tifosi della curva A
Mercoledì 5 Aprile 2023, 15:27
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Scende in campo la Curva A. Uno dei rappresentanti del settore popolare del Maradona, Gianluca Di Marino, è intervenuto a Radio Marte per fare chiarezza sul caos delle ultime ore: «La manifestazione pre partita non era contro il caro biglietti, la società può fare i prezzi che ritiene opportuno, ma si scontra con la frase di De Laurentiis su più famiglie e meno ultras, e non è una buona politica per riempire lo stadio di famiglia visto il reddito pro capite che è diverso da altre città» le sue parole.

«La nostra protesta è solo per tornare ad accompagnare il Napoli in queste ultime partite che restano per un sogno che manca da 33 anni.

Noi non siamo dei santi, ma siamo maturi, abbiamo una mentalità, uno stile di vita, quando regaliamo calore se ne approfitta la squadra, alcune partite le abbiamo vinte noi col tifo. Quando sbagliamo, ci prendiamo la responsabilità e paghiamo».

E poi la loro versione dei fatti: «Dopo i fatti in autostrada che hanno visto coinvolte due tifoserie a gennaio, la massima autorità dell'ordine pubblico ha vietato la trasferta alle due tifoserie. Ce ne prendiamo le responsabilità e poi ognuno verrà indagato soggettivamente. Dall'8 gennaio oltre alle trasferte ci è stato vietato per punizione anche il materiale in casa e l'abbiamo accettato. Ma viviamo di calcio e vedendo l'altra tifoseria coinvolta poi in casa gli striscioni li mettevano e continuava tutto. Questa cosa è partita da Napoli, perché noi sì e gli altri no?» la domanda che si fanno in molti.

«Sono due mesi con questa punizione ulteriore. Ne abbiamo sentite tante, che avevamo abbandonato il Napoii, che ricattavamo la società, ingerenze sulla festa, ma noi vogliamo solo scendere in campo e la festa la organizzerà chi è preposto a farlo, non abbiamo velleità in merito. Noi vogliamo entrare e gioire. Abbiamo letto l'invito del sindaco, noi ci mettiamo la faccia, il sindaco ha detto di fare uno slancio per la comunità, sono in arrivo milioni di turisti per il nostro folclore, noi siamo pronti a confrontarci con chiunque, se c'è stato qualche nostro errore siamo pronti a correggerlo e ognuno si assuma la sua responsabilità per remare dalla stessa parte. Noi siamo disposti a parlare, ma dicendo le cose come stanno». 

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