Giuntoli, l'architetto dello scudetto: «Il coraggio di osare»

«Ho un ottimo rapporto con la famiglia De Laurentiis»

Cristiano Giuntoli, l'architetto dello scudetto
Cristiano Giuntoli, l'architetto dello scudetto
di Francesco De Luca
Lunedì 27 Febbraio 2023, 07:00 - Ultimo agg. 28 Febbraio, 07:10
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Alla voce Palmares, nella pagina Wikipedia di Cristiano Giuntoli, c'è scritto: 1 Campionato Nazionali Dilettanti, Imperia 1998-1999. La carriera da calciatore del 51enne direttore sportivo del Napoli si è sviluppata da Prato a Savona, 17 anni da difensore in provincia, dove è anche cominciata la sua attività di dirigente. Il salto in alto del Carpi - dalla C alla A - nulla è rispetto a quanto si sta concretizzando in queste ore, nell'ottava stagione da manager azzurro: il terzo scudetto (manca solo il sigillo dell'aritmetica) e la qualificazione ai quarti Champions, altro storico traguardo vicinissimo. Giuntoli a capo dell'area tecnica è stata una delle numerose intuizioni di Aurelio De Laurentiis, in un'altra estate di rivoluzioni, quella del 2015, dopo l'addio di Rafa Benitez. Arrivarono insieme due toscani, Sarri e appunto Giuntoli, mancato architetto (19 esami, media del 29): questo progetto lo ha costruito bene, esponendosi in prima persona.

Oggi il dirigente, sotto contratto fino al 2024 («Ho un ottimo rapporto con la famiglia De Laurentiis, sto benissimo qui», taglia corto sui rumors di mercato), raccoglie consensi ma a Napoli ci sono stati tempi difficili.

E non così lontani. Due anni fa si era fortemente raffreddato il rapporto con il presidente, che però non avviò il cambio della struttura dirigenziale dopo aver perso la qualificazione Champions per 2 punti. «So qual è la qualità dei dirigenti del Napoli, a cominciare da Giuntoli: è difficile che sbaglino un calciatore», disse Spalletti, suo nuovo compagno di viaggio, nella presentazione a inizio luglio del 2021 a Castel Volturno. Giuntoli ha sempre avuto le idee chiare sugli allenatori: li affianca (anche fisicamente: siede sempre in panchina) ma lui è il club, mai si appiattirebbe sulle loro posizioni. Segnalò nei report a De Laurentiis i limiti della gestione Ancelotti. Sul futuro di Spalletti è stato chiarissimo: «Resta con noi fino al 2024». 

Adesso che è considerato il più bravo dei dirigenti italiani non si fa più l'elenco delle presunte operazioni sbagliate sul mercato. Le critiche su Lobotka, ad esempio, sono durate un anno. Considerato eccessivo il costo del cartellino del play slovacco (21 milioni), poi esaltato da tutta Europa. E ora Giuntoli si prepara ad entrare nella storia del club, come gli altri dirigenti degli scudetti. Allodi, super consulente ingaggiato da Ferlaino nel 1985, indicò Bianchi come allenatore e Marino come ds. Moggi firmò i successivi trionfi del Napoli. La ribalta, comunque, sembra interessare poco al dirigente fiorentino. D'altra parte, De Laurentiis lo presentò ai cronisti dopo l'ultima gara del suo primo campionato a Napoli. La scena, secondo Giuntoli, spetta al presidente, all'allenatore e soprattutto ai giocatori. 

 

Nell'estate scorsa qualcosa è cambiato. Nei giorni delle durissime accuse di una parte della tifoseria contro De Laurentiis, infatti, il ds ha preso la parola. Per spiegare il modus operandi del Napoli e rassicurare chi intravedeva sinistri segnali negli addii di giocatori che avevano fatto il loro tempo. Si sentiva forte dei colpi messi a segno, a cominciare da Kvaratskhelia, preso per 10 milioni, un terzo rispetto a quanto gli era stato chiesto due anni prima. E poi Kim, il sostituto di Koulibaly. Un super affare era stato l'acquisto di Osimhen, studiato con Gattuso durante il lockdown di tre anni fa. De Laurentiis si fidò. «Butto ami qua e là», spiegò Giuntoli in una delle rare interviste. Zaccardo, campione del mondo nella Nazionale di Lippi, gli segnalò Kvara. Maddaloni, tecnico emigrato in Oriente, gli indicò il coreano. 

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Questa straordinaria dimensione del Napoli, apprezzato per i risultati della squadra e l'equilibrio dei conti, è stata costruita attraverso il lavoro, i confronti (anche serrati) e il coraggio. La filosofia di Giuntoli è probabilmente racchiusa nel discorso fatto a metà dicembre agli aspiranti direttori sportivi nell'aula magna di Coverciano. «Oggi un direttore sportivo deve riuscire a gestire più aspetti ma, avendo bene in mente cosa deve fare, probabilmente riesce a incidere anche più di quanto accadeva un tempo. Lo stimolo che voglio darvi, quindi, è quello di osare a fare e di non fermarsi, pensando che certe dinamiche siano sopra il nostro ruolo». Osare vuol dire volare. 

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