Inter-Napoli, probabili formazioni: i tre dubbi di Spalletti

De Laurentiis deciderà solo all'ultimo istante se essere a San Siro

Luciano Spalletti in panchina
Luciano Spalletti in panchina
di Pino Taormina
Martedì 3 Gennaio 2023, 07:00 - Ultimo agg. 4 Gennaio, 07:14
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Azzeramento del passato e ripartenza. L'audace Luciano Spalletti non teme il fuoco. Anzi lo brama: a me gli occhi, dice ai suoi ragazzi ancora una volta al centro del campo di Castel Volturno. È mattina e la squadra è al gran completo al suo cospetto: il tecnico di Certaldo comincia a danzare raccontando i movimenti che si aspetta da Osimhen e Kvara per non finire «incartati» nella difesa dell'Inter. Ha chiesto e chiederà ancora di non pensare al vantaggio enorme accumulato da agosto a novembre. Non è così, ma è per Spalletti può essere un vantaggio pensarlo. La sua forza è quella di sapere che tutto il gruppo pende dalle sua labbra, si attende le sue parole, pesa i suoi silenzi: non ci sono altri sguardi da incrociare (come quando c'erano Mertens o Insigne), per avere la certezza della bontà di certe frasi. La sua parola è legge. De Laurentiis se ne sta a distanza, ha capito che dopo il blitz di aprile dopo il ko con l'Empoli, non deve far capire altro a Luciano: è contento del suo lavoro, non ha dubbi che il prossimo anno sarà ancora Spalletti l'allenatore del Napoli, pensa a un incontro imminente per ribadirgli la volontà di far scattare l'opzione del terzo anno. E già durante le telefonate di auguri di fine anno i due hanno accennato a qualcosa che fa rima con futuro. Il presidente aspetterà quello che Spalletti ha da dirgli: il rinnovo, visto dal punto di vista del Napoli, è una cosa già fatta. Ovvio, c'è da capire se Lucianone è d'accordo. Ma la sensazione, anche se continuerà a rinviare il discorso del suo prolungamento del contratto in primavera, è che l'allenatore ha una voglia matta di portare avanti il progetto Napoli. L'appuntamento per il rinnovo ancora non c'è ma solo perché De Laurentiis, con quella opzione unilaterale, è convinto che le cose siano già fatte. 

Per andare all'arrembaggio di San Siro, Spalletti vuole delle certezze. Amir Rrhamani, che è da tre mesi che non gioca una partita ufficiale, probabilmente non gliele dà ancora: meglio un esordio più soft, magari a Marassi con la Sampdoria, piuttosto che il fuoco nerazzurro. Dunque, con l'Inter è la coppia composta da Juan Jesus e Kim quella che scenderà in campo: un nodo è sciolto. Ma Spalletti ne ha ancora altri. La personalità e il controllo del gruppo gli consentono di gestire come vuole questa vigilia. Nel valzer dei soliti ballottaggi Mario Rui è davanti a Olivera, Politano a Lozano e diciamo che Tanguy Ndombele sembra avere un biglietto di priority per il centrocampo. Ora, l'altro quesito è se a scapito di Anguissa o Zielinski e l'impressione, almeno fino a ieri, che possa essere il camerunense a partire dalla panchina. Certo, man mano che il grande evento si avvicina gli occhi dell'uomo che si diverte a farsi chiamare sciamano, sono delle fessurine. Non gli va che ci sia che possa pensare che un pari a Milano possa andar bene. «Si va per vincere, si gioca solo per vincere», ripete a tutti, per timore che magari qualcuno possa fare dei calcoli.

In attacco Osimhen e Kvara, mentre a centrocampo il faro è Lobotka su cui Spalletti si è molto soffermato negli ultimi due allenamenti: sa bene che Inzaghi starà pensando a qualche soluzione tattica per schermarlo. De Laurentiis deciderà solo all'ultimo istante se essere a San Siro: al momento, la sua presenza non è prevista. 

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