Juventus-Napoli, quando si gioca?
Calendario difficile, l'ipotesi maggio

Juventus-Napoli, quando si gioca? Calendario difficile, l'ipotesi maggio
di Pino Taormina
Mercoledì 23 Dicembre 2020, 08:00 - Ultimo agg. 20:31
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Inviato a Roma 

Eh sì, aveva ragione il Napoli a sbatterci la testa: quella partita s'ha da fare. Aveva talmente ragione che persino il vice procuratore generale dello sport, Alessandra Flamminii Minuto, durante il proprio intervento, ha praticamente allargato le braccia quasi sbalordita nel prendere atto di come la Corte sportiva d'appello si era accanita sul club azzurro: «Mi sembra che abbia fatto un passo più lungo della gamba». Dunque: Juventus-Napoli si deve giocare. E da subito al club azzurro viene restituito il punto di penalizzazione. Che sembra poco, ma non lo è: perché da ieri pomeriggio il Napoli è terzo in classifica, anche perché i bianconeri scivolano a 24 punti (e in serata sono anche travolti in casa dalla Fiorentina). Ovvio ora c'è un altro nodo, ovvero quando si giocherà la gara fantasma. E la risposta, non c'è: perché né il turno di Coppa Italia (previsto per il 13 gennaio) e neppure la Supercoppa in programma il 20 gennaio, sono messe in discussione. Quindi, per la Lega è una gara congelata. Ma con una ipotesi: che la gara di ritorno tra azzurri e bianconeri in programma il 13 febbraio allo stadio Maradona, diventi in realtà quella di andata, ovvero quella saltata, e che quindi venga disputata all'Allianz Stadium. Una decisione, quella del Collegio, che avrà anche delle conseguenze nella politica federale: perché se le prime due blindavano il protocollo della Figc, a cui Gravina e i presidenti della serie A hanno lavorato per settimane a giugno, il Collegio di Garanzia apre una crepa di instabilità per il futuro, perché di fatto consente (giustamente, in nome della salute) ai club di fermarsi quando arriverà l'altolà delle Asl in caso di positività. Con chiare ripercussioni sul calendario che non ha un solo buco libero per le big. È evidente che il protocollo della Federcalcio dovrà ora essere ritoccato.

Per le motivazioni bisognerà attendere non più di 30 giorni. Ma Franco Frattini, presidente del Collegio di Garanzia dello sport che ieri era riunito a sezioni unite, ha fin da subito, con le sue domande, fatto intendere che aveva grosse perplessità su quelle che erano stati i provvedimenti prima del giudice sportivo e poi della Corte d'appello. Alle 14,30, quando l'udienza si apre, c'è anche Aurelio De Laurentiis in aula nel Palazzo del Coni al Foro Italico. E con lui Enrico Lubrano, l'avvocato amministrativista che ha seguito il ricorso nella Cassazione dello sport affiancando il consulente legale Grassani. Frattini apre i lavori con una serie di quesiti: «Era davvero il Napoli non in condizione di partire dopo le 14,13 del 4 ottobre, ora di invio del secondo provvedimento della Asl Napoli 2 Nord?». E ancora: «Nella motivazione della Corte d'appello, si parla di un comportamento preordinato del Napoli a non giocare ma manca un riferimento all'interesse. Il Napoli dice che non c'era motivo a non giocare, vista la forza e lo stato di salute di quei giorni, la controdeduzione (della Figc, ndr) è che mancava uno dei più forti (Zielinski, ndr). Cosa dite in merito?». Ed è l'avvocato Lubrano a prendersi la scena. «Vi era impossibilità a partire? Ovvio, c'era un divieto che da cittadini prima che da sportivi andava rispettato: i calciatori sono stati raggiunti da un provvedimento dell'autorità sanitaria che obbligava all'isolamento», dice Lubrano. «L'allenatore e la squadra erano sul bus, arriva il provvedimento preclusivo e la società decide di disdire volo e tamponi. Ed è normale che faccia questo». Poi entra nel merito. «Le sentenze riconoscono il motivo della forza maggiore solo nel provvedimento di domenica 4 ottobre: c'è la forza maggiore però non viene data rilevanza perché, dicono, perché è nell'imminenza della gara. Ma non è vero, perché fosse arrivato il sì, il Napoli avrebbe avuto sette ore e mezza per arrivare in tempo a Torino». E qui il club ha presentato una documentazione dell'Alitalia (il charter con cui vola il Napoli è della compagnia di bandiera) e della Gesac di Capodichino in cui viene affermato che in tre ore al massimo dal via libera poteva essere organizzato il volo. Enrico Lubrano si scatena, poi, sul movente. «Ecco, non c'è. Se io disdico volo e tampone non vuol dire che non sono pronto a fare tutto in maniera rapida, se avessi avuto una liberatoria. Che non è mai arrivata. Nonostante le sollecitazioni a partire in bolla. Il movente? C'erano due positivi, due buoni giocatori ma non sono la pistola fumante perché non c'era momento migliore che incontrare la Juventus che alla terza giornata, e la controprova è data dalla classifica: giocare con la Juventus in trasferta oggi significa affronta una squadra in forma. In quei giorni non era così. Impensabile che ci fosse interesse a non giocare quella sera». Grassani completa l'intervento: «I giocatori erano pronti a partire anche domenica pomeriggio, non erano al lunapark con i bambini... Alle 14,13 se avessero risposto in maniera diversa l'Asl, il Napoli sarebbe volato a Torino in tempo per scendere in campo».

Il presidente Frattini lascia intendere di avere le idee chiare: «Gli atti li conosciamo a menadito».

Alessandra Flamminii Minuto, una dei procuratori nazionali dello sport, bacchetta severa il mondo del calcio. «È una vicenda inedita, che si inserisce in un contesto di campionato ripreso da poco e che era in stato confusionario anche se mi pare che leggendo le vicende della Casertana la confusione resti - spiega - Il Napoli era preoccupato perché aveva giocato con il Genoa ed era per questo dovuta l'interlocuzione con le autorità sanitarie. Eppure, questa condotta ha avuto un ruolo determinante nella condanna del Napoli. Il giudice sportivo non deve tener conto della condotta della società ma solo se c'era o no una forza maggiore, se c'era l'oggettiva impossibilità della prestazione da parte del Napoli. E questa c'era. È stato fatto un passo più lungo della gamba dalla Corte d'appello». Ed è De Laurentiis che chiude l'udienza. «Ho avuto il Covid e sono rimasto 40 giorni a letto e con me altri sette componenti della famiglia e ho capito la gravità della pandemia. Il Napoli non poteva contravvenire a quelle ordinanze precise. Cosa avrebbero fatto gli altri napoletani visto che in quel momento la Campania era la regione più contagiata? Mi sono attenuto alle indicazione delle due Asl. La positività di Zielinski ed Elmas come ragione per non partire? Ma il Napoli ha 27 giocatori di alto profilo, tant'è che 10 giorni dopo abbiamo battuto 4-1 l'Atalanta che è una furia. Io avevo interesse a giocare contro Pirlo che era solo all'inizio in quei giorni. Le illazione e le deduzioni sono prive di fondamento». La camera di consiglio è brevissima, le idee era già chiare. Meno di due ore è arriva la decisione.

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