Il genio e il suo buio. Succede quando hai 22 anni che le luci invece di accendersi si spengano. Poi sono quelle di San Siro, non luci qualsiasi. E la notte di Kvara si trasforma nella notte di uno qualsiasi, non di quello che fino a ieri sera è era tra i più belli del reame: senza lampi, né colpi da stregone, né illusioni ottiche, né conigli estratti dal capello. Non si può andare ad affrontare l'Inter con spirito francescano, in generosa povertà come ha fatto il talento georgiano. Ha detto che gli piace essere soprannominato Kvaradona... ma Diego certe sfide non le falliva in questa maniera, facendosi annullare. Lui, ha fatto flop. Clamorosamente. Non ha lasciato traccia, anche perché la scelta di piazzare Darmian e non Dumfries su di lui, se inizialmente sembrava una scelta suicida, alla fine è stata una delle mosse chiavi di Inzaghi. Sia pure con qualche calcetto intimidatorio di troppo. Che è andato a segno. «Di solito - ha detto - possono vedere in tv tutti i miei movimenti tanto non riescono a fermarmi». Stavolta, non è andata così: un accenno di presenza solo a metà ripresa, poi ogni duello è finito nel peggiore dei modi. Spalletti sa bene che serviva la sua fantasia per smuovere le acque di un palleggio fragile e senza l'inventiva di Lobotka. Perché così, matematicamente, si perde.
La stellina georgina cercava la verità su se stessa, dopo il breve precipizio in cui è caduto a novembre, con l'auto rubata, l'irruzione in casa dei ladri e i problemi alla schiena e le tre partite saltate per infortunio.
Rialzarsi. Subito. C'è la Sampdoria, poi la Juventus. Kvara deve leccarsi le ferite e fare come Ulisse: mettere la cera nelle orecchie senza sentire il canto delle sirene. Il Napoli a San Siro è condannato dalla gara perfetta dell'Inter, però è anche vero che non è stato salvato da chi poteva invertire la rotta: ovvero dai suoi campioni. Quelli che sono riusciti a portarlo fino in cima al campionato. Una vetta che resta solida, solidissima. Ma i suoi draghi, a partire proprio da Kvara non sono stati capaci di nessuna fiammata, dalle narici è uscito solo qualche sbuffo. Non si tratta di una bocciatura assoluta, quella riguarda semmai il risultato e le possibili complicazioni di classifica: la testa rimane alta, il futuro ha radici solide. In Italia, fenomeni del genere non ne abbiamo: ha illuminato la serie A fino ad adesso Kvaratskhelia e dovrà tornare a farlo. Le luci a San Siro sono rimaste spente. È stata una brutta prestazione ma guai a far cadere i ponti, sgretolare la diga dell'ottimismo. La scelta di sostituirlo a un quarto d'ora dalla fine appare la giusta decisione di Spalletti: un giudizio impietoso. Quelli con fantasia e piedi buoni vanno lasciati in campo fino alla fine perché i geni della lampada sono capaci di inventare ogni cosa all'improvviso. Ma non stavolta. Perché Kvara non c'era né con la testa né con i piedi. E delle due cose, non si sa cosa è stato peggio.