Napoli, Lobotka e i nuovi ordini di scuderia

Il play non è più l'unico fulcro del gioco

Lobotka
Lobotka
di Eugenio Marotta
Giovedì 31 Agosto 2023, 09:01 - Ultimo agg. 1 Settembre, 08:19
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«Se vogliamo che tutto rimanga come è, bisogna che tutto cambi». Chissà se Garcia ha in mente il Gattopardo di Tomasi da Lampedusa, oppure è solo una (finta?) strategia. Magari di inizio stagione. Sta di fatto che il Napoli che sta plasmando il tecnico francese sembra passare un po' meno per il genio di Lobotka e molto di più per il gioco in profondità dei campioni d'Italia. Non che il regista slovacco sia fuori dai piani, ci mancherebbe. Ma probabilmente non è più il fulcro assoluto (leggasi anche l'epicentro) del gioco azzurro come accadeva in passato. Il Napoli, insomma, sta cercando alternative che possano anche by-passare il suo playmaker. In questi primi 180' della stagione, infatti, è balzato agli occhi un diverso atteggiamento tattico degli azzurri in fase di impostazione.

Non solo la rinuncia al fraseggio maniacale, alla manovra avvolgente, con il possesso palla come mantra di spallettiana memoria, ma anche la ricerca della profondità e della verticalizzazione fulminea verso il «velociraptor» Osimhen che - di fatto - hanno limitato le competenze e cambiato il raggio d'azione del regista slovacco. Quello che è stato tra i protagonisti assoluti della splendida cavalcata scudetto dello scorso anno si è ritrovato ad avere un ruolo diverso nel Napoli targato Garcia. Almeno per il momento. Almeno questo è quello che ha detto il campo in queste prime due gare di campionato. Sia in trasferta al Benito Stirpe di Frosinone, sia al Maradona contro il Sassuolo, Lobotka non è stato più il centro di gravità permanente del gioco dei campioni d'Italia.

Intendiamoci: lo slovacco non si è affatto nascosto. Anzi. Domenica scorsa contro i neroverdi di Dionisi, Lobotka ha cercato palla, si è smarcato, si è proposto, fino addirittura ad andarsi a prendere il pallone sulla linea dei difensori per provare a dare come al solito il "la" alla manovra.

Una scelta, questa, che può avere più letture. In primis quella di affrancare i difensori azzurri dal delicato compito di impostare così come facevano sistematicamente in passato con Spalletti (non c'è più Kim che aveva un destro educato in maniera tale da prendersi certe responsabilità) ed anche per liberarsi della marcatura asfissiante che i dirimpettai gli riservano a centrocampo. Ormai infatti tutti conoscono l'estro e le capacità di Lobotka ed è scontato che gli allenatori avversari possano predisporre una gabbia per il regista del Napoli. Poi, però, c'è anche la mano dell'allenatore. Non è escluso infatti che anche per questo Garcia abbia immaginato delle variazioni sul tema tattico. Questo Napoli rischia di meno in uscita. E lo fa anche nel caso in cui la palla sia in cassaforte tra i piedi di Lobotka. Già, perché quest'anno lo slovacco ha dato l'impressione di cercare comunque la profondità quando si è ritrovato a gestire ed impostare dalle retrovie.

Lobotka ha rispettato gli ordini di scuderia in queste prime due uscite di campionato senza comunque snaturarsi più di tanto. Lo dicono i numeri. Tra Frosinone e Sassuolo, 175' giocati per il regista (titolare inamovibile, sostituito soltanto nel finale del Maradona con il Sassuolo da Simeone per consentire a Garcia alcune variazioni tattiche) con una percentuale quasi perfetta (96%) di passaggi andati a buon fine (141). Lo slovacco insomma resta una garanzia per... Garcia. E chissà se questa nuova veste tattica sia soltanto temporanea giusto per dare al Napoli qualche variazione in più sul tema che deve essere sempre quello della ricerca della vittoria.

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