Napoli, ecco perché Hamsik va via
ma Ancelotti ora ha gli uomini contati

Napoli, ecco perché Hamsik va via ma Ancelotti ora ha gli uomini contati
di Gennaro Arpaia
Domenica 3 Febbraio 2019, 16:00 - Ultimo agg. 18:05
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Le voci, ormai, si rincorrevano da qualche mese, ma nessuno a Napoli voleva crederci. Marek Hamsik e la Cina, a Dalian, città dell’estremo Oriente che affaccia su un mare diverso da quello che lo slovacco ha visto negli ultimi dodici anni. Sembra passata una vita da quando è arrivato in azzurro: dodici lunghe stagioni, la crescita di una squadra che era appena arrivata in Serie A e che negli anni ha saputo vincere Coppe e Supercoppe, giocarsi lo scudetto con la Juventus dei record, affrontare i migliori club d’Europa (quasi) sempre a testa alta. Altissima.

Marek Hamsik è un simbolo ormai del calcio italiano, non solo di quel Napoli per cui ha difeso i colori oltre un decennio: primo per presenze, primo per gol segnati, sei allenatori cambiati ma lui sempre lì, in mezzo al campo. Sembra difficile immaginarsi gli azzurri senza di lui, eppure la valigia è già pronta con destinazione Dalian. Si è arrivati al giro di boa della sua carriera, ma nulla è venuto fuori per caso. Tutto è figlio di un disegno ben chiaro durato sei mesi e nel quale il Napoli non è fatto di certo trovare impreparato.
 

«Marek è al centro del progetto», aveva assicurato Ancelotti appena arrivato sulla panchina del Napoli, così lo slovacco si era trasformato da mezz’ala, ruolo che gli ha portato tanta fortuna negli anni, a regista puro di una squadra che non aveva più Jorginho. Sempre titolare nelle prime uscite, ne aveva giocate dodici su diciotto fino alla gara di Milano contro l’Inter di Santo Stefano, aggiungendoci la presenza nelle gare più importanti della stagione anche in Champions League.

Hamsik era un intoccabile, ma il processo di trasformazione per il cambio di ruolo non era stato facile. Fino a San Siro. La notte del 26 dicembre è quella in cui, probabilmente, cambiano le idee di tutti: lo slovacco si fa male dopo nemmeno 25 minuti e resterà fuori fino a ieri sera. Nelle cinque gare disputate da allora, Ancelotti ha dato fondo a tutte le alternative: Diawara, primo sostituto, ha trovato spesso spazio anche senza convincere troppo, soprattutto a Milano, Zielinski si è adattato nella posizione che non sembra troppo congeniale rispetto al solito, pur non demeritando. Ad esplodere, invece, è stato Fabián: lo spagnolo ha interpretato alla grande le gare contro la Lazio e il Milan in campionato, praticamente da regista anche se con caratteristiche del tutto diverse. Usarlo in mezzo al campo, permette ad Ancelotti anche di non togliere il posto a Callejon sull’out destro, con l’esterno veterano tornato prepotentemente in forma nell’ultimo mese.

Via libera, dunque, ad una cessione che sembra solo anticipata di qualche mese - o ritardata, se si pensa che la scorsa estate solo Ancelotti e la mancanza di un’offerta veramente convincente avevano trattenuto Hamsik a Napoli -, con il capitano direzione Cina e lo staff azzurro pronto a studiare le alternative che ci sono.
 
 

Nel 4-4-2 ancelottiano, intoccabile per le idee dell’allenatore, saranno probabilmente Fabián e Allan le prime scelte, con Zielinski e Diawara ad alternarsi in quei ruoli. Due sole competizioni rimaste e un campionato che, a meno di stravolgimenti, sembra incanalarsi sul binario del secondo posto, hanno permesso un sacrificio di troppo, vista anche la cessione in prestito di Rog. Sugli esterni, invece, spazio a Callejon e lo stesso Zielinski, con Insigne che non a caso è stato provato sull’out sinistro nelle ultime settimane.

Fondamentale in questo disegno sarà anche il recupero definitivo di Simone Verdi. L’esterno arrivato dal Bologna, fermato da qualche problema fisico di troppo fin qui, ora dovrà dare il suo contributo e il gol di ieri sera contro la Sampdoria può essere il primo passo. Insieme a lui, sugli esterni, occhio anche ad Adam Ounas, già impiegato più volte in quella zona di campo dallo stesso Ancelotti. Unico enorme dubbio resta il fattore numerico: il Napoli, infatti, ora non potrà permettersi rotazioni sbagliate o raffreddori e malanni negli ultimi quattro mesi di stagione. Con una coppa internazionale ancora da giocarsi e un campionato da tenere in vita, perché a febbraio è troppo presto per arrendersi.
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