Napoli-Barcellona nel nome di Maradona e nel ricordo di Juliano

Sette precedenti, mai nessuna vittoria per gli azzurri

Diego Maradona
Diego Maradona
Giuseppe Taorminadi Pino Taormina
Martedì 19 Dicembre 2023, 07:00 - Ultimo agg. 20 Dicembre, 07:34
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Nel nome di Diego, ovvio. Ma anche del ricordo di Juliano, che per 52 giorni andò a vivere in un hotel di Barcellona per convincere il club catalano a dar via il più forte del mondo. «E non è vero che non lo voleva nessuno: era lui che voleva noi», raccontò in una delle sue ultime interviste al Mattino, l'ex capitano del Napoli. Dici Barcellona e si apre un mondo. È la storia del 10 più magico, quello che spinse Spalletti a dire alla vigilia dell'incrocio in Europa League: «Tanto Maradona tifa per noi». Già, per chi sennò? Era un dio, non un santo, il Pibe de oro. Era sempre pronto a scatenare guerre: contro chi comandava, contro chi stava in alto, contro i potenti. Contro quelli del Barcellona. Nessuno zittiva Maradona, né allo stadio né fuori. Dovevi romperlo, per fermarlo. E lasciò Barcellona non perché si drogava ma perché quella non era più casa sua.

Tra amichevoli e gare ufficiali sono state giocate ben sette Napoli-Barcellona negli ultimi 12 anni.

E gli azzurri non hanno mai vinto. Un tabù non di poco conto. Neppure la prima volta, la sera del 25 maggio del 1978, un giovedì. Al San Paolo, quasi al buio per un guasto all'impianto di illuminazione, scese in campo per un'amichevole il Barcellona di Johannes Cruijff (all'ingresso la stella venne illuminata da una fotoelettrica per consentire a tutti di vederlo meglio) che da lì a un mese avrebbe dato il suo (primo) addio al calcio. Segnarono i blaugrana al 15’ con Esteban e pareggiò dodici minuti dopo un difensore di 19 anni, Moreno Ferrario. Poi venne Maradona che qui ha dato il sangue. Uno empatico, che finalmente sentiva non solo la bellezza del calcio ma che era capace di arrabbiarsi, di sentire i torti, uno che vendicava le diseguaglianze. L'ultima volta in Champions League, sempre gli ottavi di finale, di Barcellona-Napoli, nel Camp Nou deserto, in pieno agosto, un caldo soffocante ma il lockdown che ancora non dava tregua, c'era Leo Messi con la maglia dei catalani. Estate del 2020. Vicino all'addio, la Pulce. Diego & Leo. Sacra Ditta dei numeri 10. La mano di Dio e il Messia. Benedizioni con lo stesso piede: sinistro. Andò male, nonostante la rete di Insigne. Gattuso era certo che ci sarebbe stata la rimonta, ma finì tutto a rotoli in un clima dove tutto si poteva fare tranne che giocare al calcio. De Laurentiis rimase, comunque, contento della prestazione: pochi giorni dopo a Capri arrivò il rinnovo per Ringhio. Nonostante quel 3-1. Anche adesso non resta che provare a guardarli negli occhi e dimenticare anche i precedenti (negativi) non proprio esaltanti nella prima estate di Ancelotti, quella del 2019, negli Stati Uniti in amichevole (2-1 e 4-0 per i blaugrana) che pure erano senza Messi infortunato dopo la Coppa America. Spalletti, alla vigilia del ritorno al Maradona (finì 2-4 per il Barça di Valverde): «Maradona deve essere orgoglioso di noi». Già Diego. Nell'83 il basco Andoni Goicoetxea con un gesto che resterà nella storia come «Goicoicidio», entrata assassina, gli fratturò il malleolo e gli strappò i legamenti (due ore di operazione). Messi si emozionò quando mise piede nello stadio che portava il nome del suo eroe argentino. Qui Diego è ancora il dio del calcio, anzi D10S come lo chiamano sempre nella loro patria, l'Argentina, palleggiando con le lettere come Maradona faceva col pallone.

C'è un filo blaugrana e azzurro che unisce Barcellona e Napoli. Due città così distanti ma così vicine. Due città a loro modo ribelli, Barcellona contro il centralismo di Madrid, Napoli contro il Nord ricco e arrogante. E poi lui, Diego, Diego Armando Maradona che arrivò in Catalogna che aveva 21 anni, nel 1982. I blaugrana lo avevano acquistato dal Boca Juniors: fu preso per guidare la riscossa del Barcellona, che non vinceva un titolo dal 1974, quando a condurlo c'era un altro grande fuoriclasse, Johan Cruijff. Non andò esattamente così. Maradona trovò a Napoli la sua Argentina, i vicoli come i barrios. Messi, tra il Napoli e il sogno dei quarti di Champions. Maradona, Juliano, Crujiff, Messi: è la storia di un classico, ormai. Con un finale che i tifosi del Napoli sperano sia differente. 

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