Gigi Riva, l’ultimo rifiuto all’intervento al cuore. Il chirurgo: «Ha detto che voleva pensarci»

Gigi Riva, l’ultimo (di tanti) no all’intervento che avrebbe potuto salvargli la vita
Gigi Riva, l’ultimo (di tanti) no all’intervento che avrebbe potuto salvargli la vita
di Umberto Aime
Lunedì 22 Gennaio 2024, 23:11 - Ultimo agg. 24 Gennaio, 00:11
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Testardo fino all’ultimo, come la gente di Sardegna che lo aveva adottato, quand’era ancora un ragazzino arrivato da Leggiuno e non ancora “Rombo di Tuono”. Gigi Riva ha detto no per l’ennesima volta. Stavolta non agli Agnelli che, nel 1973, lo volevano alla Juventus. A 79 anni, appena colpito da un infarto, poi ricoverato nel reparto di cardiochirurgia dell’ospedale Brotzu, ha detto ancora no a un intervento di angioplastica che gli avrebbe potuto allungare la vita. A raccontare questo retroscena è stato il direttore sanitario Raimondo Pinna.

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«L’equipe ha proposto a Riva questa soluzione, destinata a ridurre gli effetti dell’infarto che aveva accusato la domenica».

La sua prima risposta è stata un no, poi declinato in un «fatemici ancora pensare». Forse dettato dalla paura di finire sotto i ferri, oppure da quel prendere le decisioni private con una flemma olimpica, mentre sui campi di calcio era velocissimo, una furia, nel calciare in porta col suo fenomenale piede mancino.

Fino a quel momento, stando al bollettino medico della tarda mattina, le condizioni cliniche erano complicate ma stabili, con quell’intervento chirurgico non solo proposto ma pronto da essere eseguito nel pomeriggio. Invece, in buona sostanza e poco prima dell’ora di pranzo, Riva ha voluto prendere tempo. Ha chiesto e ottenuto di parlare con i familiari, i due figli maschi in particolare, facendo sapere che poco dopo avrebbe preso una decisione. Ma “Rombo di tuono”, come l’aveva soprannominato Gianni Brera, aveva già deciso con un altro no, uno dei tanti che hanno costellato la sua vita. Nei particolari, durante una conferenza stampa serale, è entrato Raimondo Pinna, direttore sanitario dell’ospedale Brotzu. «Riva ha rifiutato l’intervento di angioplastica. Aveva una sindrome coronarica acuta ma lui non se l’è sentita di farsi operare». Il consenso del paziente era infatti obbligatorio, così come prevede la legge in questi casi. Poi ha aggiunto: «Io e lui abbiamo parlato anche una decina di minuti prima che andasse in arresto cardiaco. Stava bene, scherzava, abbiamo provato a fargli cambiare idea. Poi la situazione è precipitata dopo le 18».

L’intervento cardiochirurgico era necessario, per i medici, ma Riva di fatto non ha dato il suo consenso, e senza di quello l’equipe non ha potuto far nulla. «Sia ben chiaro», ha aggiunto Pinna, «anche l’operazione comportava dei rischi. Però, esisteva un’opportunità che lui, il paziente, deciso di non cogliere». Comunque, l’intervento in sala operativa poteva anche non essere risolutivo, ma sarebbe potuto servire per normalizzare la situazione apparsa subito molto grave sin dal ricovero di domenica. Riva ha detto no e nulla è servito per fargli pensare altro. Testardo, come i sardi che continuavano a essere devoti al suo mito dopo la splendida vittoria tricolore del Cagliari. Ma soprattutto nella storia, nel mito, è rimasto il suo rifiuto all’avvocato Gianni Agnelli. Allora, nel 1973, proposte al Cagliari due miliardi di lire più tre giocatori,più un altro miliardo d’ingaggio offerto al bomber. Ma Gigirriva - tutto attaccato come piace dire ai sardi - disse no al lungo corteggiamento. La sua frase, raccontano la cronaca fu molto semplice ma altrettanto significativa: «Preferisco restare fra la mia gente».

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