Napoli, una rosa da scudetto: ecco perché è fondamentale anche il gioco delle coppie

È il Napoli dei ballottaggi, dove tutti sono titolari non per modo di dire

Il rigore realizzato da Lozano durante Napoli-Empoli
Il rigore realizzato da Lozano durante Napoli-Empoli
di Cristiano Tarsia
Mercoledì 9 Novembre 2022, 18:50 - Ultimo agg. 21 Febbraio, 14:27
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Il Napoli della panchina profonda. Ma anche il Napoli dei ballottaggi, dove tutti sono titolari non per modo di dire. Luciano Spalletti da inizio stagione sta coinvolgendo tutti, non è un mistero. E gli azzurri sono capaci di proporre sempre nuovi protagonisti capaci di indirizzare, se non risolvere proprio la partita. Prendiamo come esempio la fascia destra, quella dell'eterna scelta tra Mattia Politano e Hirving Lozano. Contro l'Empoli Lucianone ha dato spazio inizialmente all'ex Sassuolo. Che ha fatto il suo compito sino al 64', quando è entrato il messicano che ha spaccato in due la partita, segnando il rigore del vantaggio e porgendo a Zielinski l'assist del raddoppio. E se andiamo a confrontare i numeri dei due giocatori, sono molto simili dopo venti gare, 14 di campionato e 6 di Champions. Lozano ha giocato 896’ in totale (660’ in A e 236’ in Europa). Segnando in totale 4 gol conditi da due assist. Stesso numero di reti anche per Politano (anche per lui 3 in campionato e una in Champions) e con un assist in più. Matteo ha giocato una manciata di minuti in meno in totale, 867’ (576’ in campionato e 291’ in Coppa). 

Insomma Spalletti ha ragione quando dice che le cinque sostituzioni aprono una seconda partita nella partita e in questo tutti sono titolari, che giochino 60 o 30 minuti.

E allora il tecnico toscano ha ormai scelto le sue coppie, avendo però punti fermi: Meret, Lobotka, Di Lorenzo oltre ad Anguissa, Osimhen e Kvara quando sono stati bene, sono quelli su cui Spalletti si affida a occhi chiusi. Intorno a loro gira il gioco delle coppie. In difesa a sinistra Mario Rui ha giocato di più di Olivera. C'è da dire però che l'uruguaiano proveniva da un infortunio oltre a essere un nuovo acquisto: due elementi che hanno indotto l'allenatore azzurro a introdurlo con calma, sin dalla prima con il Verona, messo in campo per 7 minuti. Piano piano però Olivera ha conquistato spazio, giocando per esempio due gare molto impegnative a Roma e a Bergamo. Oltre a essere partito titolare in tutte le sfide Champions, tranne il doppio confronto con i Rangers. Per lui in totale 688’, un discreto impiego, in un ruolo in cui da tempo mancava un'alternativa all'altezza a Mario Rui. Che da parte sua i 1.114’ in stagione già li ha giocati. 

L'infortunio a Rrahmani contro la Cremonese ha fatto compiere a Spalletti un altro piccolo capolavoro. In campo ci sono andati quelli che sono sulla carta le due riserve dei centrali, Juan Jesus e Ostigard. Entrambi hanno trovato spazio accanto a Kim con prestazioni rassicuranti. Il brasiliano è stato utilizzato un po' di più sia perché è un fedelissimo del tecnico che lo scorso anno lo ha voluto quando ormai Jesus sembra sul viale del tramonto, trovando invece nuova linfa. Sia perché con l'ex romanista in campo Kim può tornare a destra, nel suo ruolo naturale. E allla fine anche in questo caso i numeri non divergono tanto. 540’ per il 31enne mancino, con un gol, 368’ per il 22enne ex Genoa, anche lui a segno una volta. 

 

Un'altra coppia che si è andata a formare è quella composta da Zielinski e Ndombele. Il polacco, dopo il non esaltante esperimento dello scorso anno come sottopunta nel 4-2-3-1, è tornato a nuova vita e a buoni livello nel trio di centrocampo, di solito insieme ad Anguissa e Lobotka. L'ex Tottenham, invece, dopo essere stato provato al posto del camerunense, è diventato, nella testa di Spalletti, giustamente, l'alternativa a Piotr. Ndombele ha tiro e anche qualità nei passaggi. Nell'interdizione all'Anguissa si perde un po'. Ed ecco che alla fine o gioca Ndombele o Zielinski. E lo stesso Piotr si avvantaggia di questa situazione, visto che in stagione già è a quota 5 gol e 7 assist complessivi in 1.153 minuti totali. Ndombele dopo la panchina iniziale con il Monza alla seconda di campionato è sempre entrato, sia in A che in Champions (tranne che nell'esordio in casa con il Liverpool). Un po' oggetto misterioso a inizio, anche perché decisamente fuori forma, ha conquistato sempre più spazio, partendo titolare sei volte in campionato e due in Europa per un totale di 714’. 

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