Un delirio chiamato Victor Osimhen. Una notte da fenomeno, una lezione (di calcio) ai tedeschi, che non guasta mai. Ciao ciao pizza, mandolino e catenaccio, qui è un Napoli uber alles che dà spettacolo con un calcio moderno, giocando con tecnica pura, perché questa squadra è un manipolo di giovani e vecchi pirati, rapidi di gambe e di pensiero, che sanno annusare la partita, anche cavalcandone i furori agonistici, ma al tempo stesso sanno giocare il pallone. In cinque minuti dal 36’ al 41’, Victor si procura un rigore, segna il gol dell'1-0 poi raddoppia e vede la sua rete annullata per fuorigioco. Il mondo di Osimhen è anche altro. Perché da come le persone si abbracciano, si capiscono tante cose. Osi ha questa fisicità così affettiva, prende i suoi compagni e li cattura tra le braccia, sembra uno fratellone che regala una coccola al più piccolo della famiglia. E allora, per capire la sua grandezza ci sono due abbracci speciali, quello di Kvara e l'altro a Kolo Muani. È un gesto simbolo quella carezza a Kvara dopo che il georgiano sbaglia il rigore, dopo che Trapp glielo para e lo manda nello sconforto. In quel momento preciso, a piccoli passi Osi va dal suo compagno che ha la testa abbassata perché è precipitato dentro quel pozzo che chiamano dischetto. E lo sfiora, gli tocca il mento, gli fa alzare la testa. Ed è da campioni andare a consolare l'avversario Kolo Muani che prende il rosso, esce sconsolato perché sa pure che al Maradona non ci sarà. Poi c'è il resto, le corse: come quando Osimhen recupera 6 metri a Buta e lo costringe ad alzarlo in aria con un calcione come lui solo sa fare (ed altre volte ha fatto in serie A). Ed arriva così la sua 17esima rete nelle ultime 16 partite (senza neppure un rigore), volendo nella striscia delle gare inserire anche i 18 minuti in campo con la Cremonese. Un rullo compressore in un Napoli più adulto nell'opporsi alle folate ventose di un avversario che corre e morde, ma allo stesso modo si distrae non poco.
Sì, è il ventesimo gol.
Il secondo gol in Champions, roba da impazzire per il capitano che già con la Salernitana aveva fatto un gol da attaccante. Giovanni Di Lorenzo mantiene i piedi per terra. Trova il pelo nell'uovo: «La partenza è stata contratta, per merito dell'Eintracht che sapevamo attaccare la profondità. Kim e Rrhamani sono stati bravi e noi siamo venuti fuori con il passare del tempo». Non fa smorfie, non alza mai i toni della voce. Simbolo di una squadra che crede nella propria forza. «Però qualche occasione andava sfruttata meglio, siamo in Europa e certi gol non vanno falliti. Peccato, ma era un campo difficile, con un avversario fisico. Loro sono rimasti molto chiusi indietro, ma poi col palleggio e la nostra qualità siamo usciti alla distanza. È una bella vittoria. Segnare in Champions è una gioia, ma sono contento per la squadra: nello spogliatoio avvertivamo la tensione per l'importanza del match. Il Napoli non è mai arrivato ai quarti, è questo l'unico obiettivo. In campionato, poi, continuiamo a giocare ogni gare come se fosse una finale e lo abbiamo dimostrato. Noi abbiamo un unico obiettivo: goderci ogni notte d'Europa».