La lezione del direttore Sconcerti: un giornalista deve essere tifoso

Un direttore autorevole, competente e duro

La lezione del direttore Sconcerti: un giornalista deve essere tifoso
Francesco De Lucadi Francesco De Luca
Domenica 18 Dicembre 2022, 07:40
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Ho avuto la fortuna di fare parte della squadra di Mario Sconcerti quando lui ha diretto il Corriere dello Sport-Stadio. Un direttore autorevole, competente e duro, come lo era stato Giorgio Tosatti. Sconcerti allevò tanti bravi cronisti e portò il quotidiano a un ottimo livello di vendite, peraltro con battaglie giornalistiche e grandi scoop. Ricordo, tra le campagne più efficaci e forti, quella sul presidente della Lega Nazionale Dilettanti, Elio Giulivi, che fu costretto a dimettersi dopo gli articoli sulla sua gestione firmati da un inviato di punta come Antonio Maglie.

Tra gli insegnamenti che Sconcerti mi ha dato in cinque anni e mezzo di lavoro ce n'è uno che non riguarda un pezzo o un titolo ma una passione. Quella per la squadra del cuore. Il direttore era tifosissimo della Fiorentina e si sorprendeva se un suo giornalista era asettico, o meglio se nascondeva una passione calcistica. Non poteva concepirlo. Quando andavo a Firenze, lo vedevo esultare a un gol dei viola o infuriarsi per un quello degli avversari. Era un uomo di forti passioni, come deve essere un vero giornalista. Nel suo caso l'amore per la Fiorentina andò oltre perché a un certo punto, dopo aver lasciato il Corriere dello Sport Stadio, decise di accettare l'incarico di amministratore delegato della Fiorentina. Convinse i Cecchi Gori ad assumere Ottavio Bianchi come direttore tecnico e Roberto Mancini come allenatore.

Anzi, Mancio in panchina se lo inventò letteralmente.

Sconcerti è stato un indimenticabile maestro anche perchè mi ha fatto capire che il cuore di un giornalista deve assolutamente battere per una squadra e che questo non lo porterà, comunque, né ad essere troppo indulgente né troppo cattivo verso quei colori. Lo aiuterà a capire meglio una squadra e una tifoseria.

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