L'ultimo chatbot della fede è Gesù in persona e fa incetta di follower, si chiama Ask-Jesus

L'ultimo chatbot della fede è Gesù in persona e fa incetta di follower, si chiama Ask-Jesus
Franca Giansoldatidi Franca Giansoldati
Mercoledì 21 Giugno 2023, 18:22 - Ultimo agg. 21:17
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E' da tempo che la Chiesa si interroga (preoccupata) se l'AI in futuro potrà interagire con la coscienza dei fedeli aiutandoli a discernere il bene e il male, dialogando con loro e con i dilemmi di morali che la vita di tutti i giorni presenta a ogni uomo. In Germania è stata persino inaugurata a Furth la prima cerimonia guidata dalla Intelligenza Artificiale che attraverso uno schermo proponeva sermoni e conduceva preghiere e canti liturgici. Già da parecchio funzionano poi programmi e app dedicate al tema della fede, alcune per aiutare persino i preti a comporre prediche non troppo noiose, ma visto che la tecnologia va avanti a velocità siderale ci si chiede che tipo di interazione morale possano avere chatbot sui credenti.

Dopo Padre Pio chatbot l'ultimo esperimento di questi giorni è il lancio di un programma di intelligenza artificiale che sta fingendo di essere Gesù in persona e ha già collezionato migliaia follower che interagiscono e lo seguono.

Si chiama AI Jesus e si presenta con l'aspetto di un giovane uomo bianco, con la barba, circondato da un alone radioso come se fosse su una nuvola o in paradiso. Naturalmente parla della Bibbia e del Vangelo. 

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Il Gesù in questione opera sul canale Twitch "ask_jesus", un live stream che ha accumulato un seguito di oltre 36.000 devoti. Le persone che si iscrivono al canale sono incoraggiate a porre domande – le più svariate – e le risposte che ricevono fanno perno sugli insegnamenti evangelici. In Vaticano fanno notare che questo fenomeno non fa altro che mettere in evidenza la fame disperata di spiritualità che esiste ancora a qualsiasi latitudine. Il passaggio però è particolarmente sfaccettato visto che Google per certi versi sembra che abbia sostituito la figura del sacerdote al quale rivolgersi per un consiglio. 

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L'anno scorso in Vaticano si sono riuniti tre rappresentanti delle tre religioni abramitiche per firmare un patto - la Rome Call for AI Ethics, - al fine di promuovere una "algoretica", ovvero uno sviluppo etico dell’intelligenza artificiale.  L'intesa parte con questo incipit: «Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza», come riporta l’articolo 1 della Dichiarazione universale dei diritti umani. A partire da questo caposaldo, che oggi si può considerare come una sorta di grammatica universale, un elemento soglia, in una comunità globale e plurale, nascono le prime condizioni fondamentali di cui deve godere la persona, libertà e dignità, che devono essere protette e garantite nella produzione e nell’uso dei sistemi di intelligenza artificiale».

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Secondo le religioni abramitiche i sistemi di AI devono quindi essere concepiti, progettati e implementati per servire e proteggere gli esseri umani e l’ambiente in cui vivono. «Questo elemento serve a permettere che il progresso tecnologico possa essere uno strumento di sviluppo della famiglia umana consentendo contemporaneamente il rispetto del pianeta, cioè della casa comune. Perché questo accada, seguendo la call, devono essere soddisfatti tre requisiti, l’Ai: deve includere ogni essere umano, non discriminando nessuno; deve avere al centro il bene dell’umanità e il bene di ogni essere umano; deve essere sviluppata in maniera consapevole della complessa realtà del nostro ecosistema ed essere caratterizzata dal modo in cui si prende cura e protegge il pianeta con un approccio altamente sostenibile, che include anche l’uso dell’intelligenza artificiale per garantire sistemi alimentari sostenibili in futuro».

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