Guerra Google-Huawei, ecco cosa cambia nei nostri cellulari

Guerra Google-Huawei, ecco cosa cambia nei nostri cellulari
di Rosita Rijtano
Martedì 21 Maggio 2019, 07:00 - Ultimo agg. 20:36
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Quali sono i primi effetti dello scontro Google-Huawei?
Google ha annunciato di adeguarsi alle scelte del governo degli Stati Uniti che ha deciso il boicottaggio di prodotti tecnologici cinesi. Dunque sarà sospesa l'operatività del sistema Android utilizzato dal colosso cinese dei telefonini.

Cosa potrebbe accadere?
Non ci sarà YouTube con cui guardare video, né Gmail su cui leggere la posta, o Google Maps a guidarci per le strade. Smartphone svuotati dalle applicazioni che siamo abituati ad usare ogni giorno. Così potrebbero essere i prossimi dispositivi Huawei, dopo la scelta presa da Google di interrompere la collaborazione con il gigante hi-tech cinese. Una decisione che vede Mountain View adeguarsi alla crociata anti-Huawei voluta dell'amministrazione Trump. Una battaglia che giovedì scorso ha compiuto un ulteriore passo avanti con l'inserimento della società di Shenzhen nella lista nera Usa delle entità commerciali: la misura bolla Huawei come rischiosa per la sicurezza nazionale impedendogli di acquistare parti e componenti da aziende Usa, senza l'approvazione del dipartimento del commercio statunitense.

Come verrà penalizzata Huawei?
Le conseguenze non si sono fatte attendere e hanno preso forma in un duplice colpo sferrato nelle scorse ore al gigante della telefonia fondato da Ren Zhengfei. Un attacco al cuore e alla mente di Huawei. Il primo l'ha assestato Google, privando l'azienda di Shenzhen dei contratti per la licenza di determinate versioni di Android: il sistema operativo sviluppato da «Big G» che il gigante cinese sfrutta per far funzionare i propri smartphone. La seconda bomba, invece, è stata sganciata dalle produttrici Usa di chip e microchip che hanno congelato le forniture di componenti destinate al colosso tecnologico.

Quale sarà l'impatto di questo doppio affondo?
Probabilmente minimo sul mercato interno di Huawei. Ma potrebbe compromettere la posizione dell'azienda nell'olimpo mondiale degli smartphone. Al momento, la classifica la vede tallonare Samsung, dopo aver superato Apple.

Che cosa cambia?
Il cambiamento maggiore si vedrà in futuro. Non sono ancora chiari i dettagli tecnici su come verrà implementato il divorzio tra Google e Huawei, ma il colosso cinese vedrà limitate le funzioni che può offrire ai propri utenti.

Diminuisce, dunque, l'offerta per gli utenti?
Huawei potrà continuare a pre-installare sui propri smartphone solo il cuore della piattaforma Android, il cui codice sorgente è open source, cioè messo liberamente a disposizione di tutti. Si tratta di una versione base del software: è dotata di diverse funzioni, ma risulta meno versatile di quelle a pagamento e soprattutto è priva del portafoglio di applicazioni che fanno la differenza, come il negozio digitale di Google, Play Store, le Mappe, i Documenti e così via. App e servizi diventati ormai indispensabili per i consumatori occidentali, ma che scomparirebbero dai successivi prodotti firmati da Huawei. E non unicamente in terra del Dragone, dove da sempre le applicazioni di Mountain View sono bandite, ma anche nel resto del mondo.

Cosa succede ai dispositivi Huawei e Honor già acquistati?
Non deve preoccuparsi, invece, chi ha già tra le mani uno smartphone Huawei o Honor (il brand indipendente ma interamente controllato dall'azienda di Shenzhen, di cui sfrutta la tecnologia e la catena di distribuzione). Google, con un tweet pubblicato dall'account ufficiale dedicato ad Android, ha fatto sapere che sia il Play Store sia la sicurezza offerta dal servizio continueranno a funzionare. Le misure, quindi, non avranno nessun effetto retroattivo né sui dispositivi già venduti né su quelli pronti alla consegna. Difficilmente, però, questi smartphone verranno aggiornati alle successive versioni di Android.

Quali sono i rischi?
La decisione di Google potrebbe avere delle ripercussioni negative anche per quel che riguarda la sicurezza dei dispositivi Huawei, avverte Stefano Zanero, professore di informatica del Politecnico di Milano: «Ogni produttore utilizza per i propri smartphone una versione personalizzata del sistema operativo sviluppato da Google», spiega Zanero. In particolare, quella sfruttata finora da Huawei nella maggior parte dei propri prodotti si chiama Emui. Una personalizzazione che rallenta gli aggiornamenti rilasciati da Mountain View perché rende necessaria l'integrazione con le diverse varianti: più la variante si discosta dall'originale e maggiore sarà il lavoro necessario per l'adattamento».
Inoltre, negare a Huawei l'accesso ai canali di aggiornamento ufficiali di Big G significa costringerla a sviluppare dei propri meccanismi, esponendo gli smartphone dell'azienda a ulteriori vulnerabilità».

Che significa negare a Huawei l'accesso ai canali di aggiornamento ufficiali di Big G?
Vuol dire - ricorda ancora Zanero - «costringere Huawei a sviluppare dei propri meccanismi, esponendo gli smartphone dell'azienda a ulteriori vulnerabilità»

Quali ripercussioni sulla politica internazionale?
La decisione fa seguito a un braccio di ferro che va avanti da settimane e si intreccia con la trattativa commerciale in corso tra Cina e Usa. Il colosso hi-tech cinese, all'avanguardia nello sviluppo delle nuove reti di comunicazione mobili 5G, è infatti diventato il simbolo della sfida tecnologica tra Washington e Pechino.

I nuovi sviluppi rischiano di portare le tensioni alle stelle. Colpire il cuore e la mente di Huawei, gioiello dell'industria cinese, significa colpire cuore e mente della Cina.

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