Monte Faliesi, inizia la festa per San Michele Arcangelo

Tradizione religiosa, ma anche pagana, festa popolare e agreste, storia e leggenda, paesaggio e tutela dello stesso: il tutto a due passi dalla città

La statua di San Michele
La statua di San Michele
di Massimo Festa
Martedì 7 Maggio 2024, 00:00
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Tradizione religiosa, ma anche pagana, festa popolare ed agreste, storia e leggenda, paesaggio e tutela dello stesso: il tutto a due passi dalla città. Il monte Faliesi si appresta domani, come ogni 8 maggio, ad ospitare la Festa di San Michele.

Un monte, due statue, e tre comunità: quelle di Avellino, Contrada e Forino pronti a ritrovarsi sia alle falde che in cima al monte senza clamori, con gli unici acuti sono quelli dei fuochi artificiali conclusivi del tardo pomeriggio. È anche questa una caratteristica di una festa insolita, atipica, che sa mettere insieme comunità differenti e nella sua liturgia mantenere l’aspetto gaudente ed allo stesso tempo rispettoso per i luoghi. Appunto i luoghi: quelli del monte Faliesi spartiacque tra tre comuni, dal latino phalesia, o più probabilmente dal francone falisa, che indicava le ripide pareti a strapiombo che lo caratterizzato. Faliesi si lega al culto di San Michele sotto la dominazione longobarda. L'8 maggio 490 d.C. ricorre la data dell’apparizione dell’Arcangelo a san Lorenzo Maiorano nella grotta sul Gargano, Nello stesso giorno del 667 d.C. entra in gioco il monte Faliesi.

L’occasione è lo scontro tra i Longobardi guidati da Romualdo, figlio di Grimoaldo duca di Benevento, ed i Bizantini dell’imperatore Costante II.

Romualdo sconfisse e mise alla fuga i Bizantini nella piana di Forino, l'8 maggio del 663. L'esercito longobardo, salito in cima al monte Faliesi, scavò una grotta nella roccia in onore del loro santo protettore, l'Arcangelo Michele, ed eresse a lui un altare. Eccola quindi la tradizione religiosa: due statue lignee raffiguranti l’Arcangelo, una afferente alla comunità di Petruro di Forino e l’altra a Contrada, risalgano il monte, portate a spalla lungo due differenti sentieri, prima di congiungersi nell’ultimo tratto comune. Il primo “Santo” trova asilo nella grotta rifugio delle truppe di Romualdo. L’altare incastonato in fondo alla caverna ha uno spazio retrostante che permette ai pellegrini di girarci attorno. Chi visita la grotta compie 7 giri intorno all'altare, esprimendo altrettanti desideri. E qui che l’aspetto pagano si fonde con quello cristiano con il numero che identifica anche 7 piccole cappelle all'interno della roccia, note come ‘E sette cammarelle, ossia Le sette camerette del diavolo. L’altro san Michele, quello di Contrada, è ospitato nel piccolo santuario collocato sull’altopiano.

A poca distanza ci si inoltra verso un promontorio che si affaccia sul comune di Contrada. Sul suo ciglio, il lunedì in albis, si pone tradizionalmente il frascone, un crocifisso fatto di rami di ginestra. Un’ora di cammino inerpicandosi per la montagna attraverso faggi, ginestre e castagni: l’8 maggio diventa anche l’occasione per ammirare un paesaggio unico e sorprendentemente così vicino al centro città. Una chiamata a raccolta da tre fronti: ai piedi del monte si arriva da Avellino (Bosco dei Preti) e da Contrada, un’altra mulattiera sale da Petruro di Forino. Il percorso ha i suoi luoghi e le sue storie: Il varco della lupa, I tre faggi (rimasti in due dopo il movimento franoso del 2005), Il piesco 'o calice (La roccia del calice), la grotta di Mostino 'o paccio. La festa è duplice sia per chi sale in cima, sia per chi resta a valle e si abbandona a canti e balli. In passato c’era chi alzava il gomito. Ed a proposito di vino c’è chi lo lascia interrato da alcuni giorni prima dell’evento. Il rituale dei due Santi che “si salutano” e discendono il monte lungo i due versanti, e lo spettacolo pirotecnico che attende il San Michele di Contrada chiudono questo insolito ed unico appuntamento.

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