Benevento, problema ospedali nel Sannio: «In media 27 minuti per arrivare al pronto soccorso»

Lo studio conferma la difficolta dei sanniti ad arrivare in una struttura sanitaria d'emergenza

Benevento, ospedali troppo lontani nel Sannio: «In media 27 minuti per arrivare al pronto soccorso»
Benevento, ospedali troppo lontani nel Sannio: «In media 27 minuti per arrivare al pronto soccorso»
di Domenico Zampelli
Giovedì 16 Maggio 2024, 00:00 - Ultimo agg. 09:39
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I residenti in provincia di Benevento sono quelli che in Campania impiegano, in media, più tempo per raggiungere il Pronto soccorso: 27 minuti, 2 in più della media nazionale, 6 in più di quella regionale. Sempre in Campania, quelli che fanno prima sono gli abitanti del Napoletano (9 minuti), seguiti dagli irpini (22 minuti) e dai residenti nelle province di Caserta (20 minuti) e Salerno (24 minuti). Lo rivela uno studio condotto dall’Agenas, l’agenzia del Ministero della salute che si occupa dei Servizi sanitari regionali. Naturalmente i tempi valgono poco, perché poi diventa decisivo e discriminante capire quello che si trova una volta arrivati nella struttura ospedaliera. E qui si innesta un altro problema, quello relativo ai 1.500 accessi ai Pronto soccorso sanniti (su 57mila totali) che vengono definiti «impropri».

Nel 2023, spiega lo studio Agenas, sono stati registrati 18,2 milioni di accessi negli ospedali sede di Pronto soccorso e di Dipartimento di emergenza urgenza e accettazione di primo e secondo livello (Dea I e Dea II) con un incremento, rispetto al 2022, del 6%.

La prevalenza degli accessi è caratterizzata, fortunatamente, da codici triage - dopo valutazione medica - bianchi e verdi (68% dei casi). Di questi circa 4 milioni si possono ritenere «impropri» (accessi in codice bianco e verde alla visita medica, con l’esclusione dei traumi; giunti in Pronto soccorso in modo autonomo o inviati dal medico di famiglia, nei giorni feriali e festivi e in orari diurni, con dimissione al domicilio o a strutture ambulatoriali).

Volendo considerare i soli codici bianchi, nel Sannio il ministero ha contato circa 1.500 accessi impropri in un anno: 233 (su un totale di 8.477) a Sant’Agata de’ Goti, 240 (su 18.665) al Fatebenefratelli e 996 (su 30.012) al Rummo. In termini percentuali, l’incidenza è più forte al Rummo (3,32%, una delle più alte in Campania) mentre è più contenuta a Sant’Agata (2,75%) e soprattutto al Fatebenefratelli (1,29%). Naturalmente, quello del triage è un discorso da «senno di poi», perché se una persona si sente male e non è un medico non può sapere a priori di cosa si tratta e quale sarà il codice assegnato, ma è altrettanto vero che questi accessi mettono ulteriormente sotto pressione reparti di Pronto soccorso che lavorano in condizione di grande difficoltà per le sproporzioni fra operatori e degenti. Da osservare, sottolinea lo studio Agenas, come nel disegno di riassetto della medicina territoriale, il numero 116117, ovvero il recapito a valenza europea per le cure sanitarie non urgenti e altri servizi sanitari, diventerà il riferimento per il cittadino per la presa in carico non urgente per le problematiche sociosanitarie.

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Come pure sarà decisiva la corretta implementazione del dm 77/2022, che individua la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel servizio sanitario nazionale, attraverso la presa in carico dei pazienti all’interno delle nuove strutture previste dal Pnrr. Strade che il Sannio sta percorrendo e pianificando: case della comunità (strutture fondamentali del Ssn di facile individuazione per il cittadino, il cui obiettivo è garantire un’assistenza sanitaria più prossima e di favorire equità nell’accesso ai servizi sanitari), infermiere di famiglia o della comunità (una sorta di infermiere di base che si affianca la medico di base), unità di continuità assistenziale (un’équipe mobile formata da un medico e un infermiere che si occupano della presa in carico di cittadini che si trovino in situazioni clinico-assistenziali complesse), centrale operativa territoriale (modello organizzativo operativo che favorisce il coordinamento nella presa in carico della persona mediante il dialogo con la rete dell’emergenza-urgenza), senza dimenticare l’ospedale di comunità e la telemedicina.

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