Regge l'inchiesta per voto di scambio a Cercola e in una parte della periferia orientale di Naoli. Sono stati i giudici del Tribunale del Riesame di Napoli a confermare - nelle linee generali - le accuse mosse nei confronti di alcuni aspiranti politici e dei loro presunti galoppini elettorali. Restano in vita le accuse a carico di Sabino De Micco, che resta in cella, mentre viene confermata l'accusa di arresti ai domiciliari per la sorella Giusy De Micco. Difesi dai penalisti Gabriele Esposito e Giacomo Pace, i due indagati dovranno difendersi dall'accusa di corruzione elettorale, in relazione alle amministrative che si tennero un anno fa. Un'inchiesta condotta dai pm della Procura di Napoli Stefano Capuano e Henry John Woodcock, fondata in gran parte sul lavoro di appostamento dei carabinieri nei seggi elettorali, ma anche su intercettazioni telefoniche e ambientali.
Proprio in occasione dell'udienza dinanzi al Riesame, la Procura aveva depositato alcune intercettazioni inedite, che confermano - nell'ottica dell'accusa - la consapevolezza di alcuni indagati di chiedere voti in cambio di soldi agli elettori.
Come è noto, per gli inquirenti, un voto a Cercola vale 30 euro (più venti euro, in caso di ballottaggio), in uno scenario che va calato in un contesto camorristico, come emergerebbe - scrive la Procura - dalla presenza di soggetti in odore di camorra nei pressi dei seggi. Ma andiamo a leggere le nuove intercettazioni depositate agli atti: "Le avevano avute o non le avevano avute le trenta euro?", chiede ad alta voce Giovanni De Micco, mentre parla con una parente di nome Olimpia.