Le Fonderie dei veleni, l'amministratore: "Siamo pronti a delocalizzare, ma non chiamateci assassini"

Le Fonderie dei veleni, l'amministratore: "Siamo pronti a delocalizzare, ma non chiamateci assassini"
di Giovanna Di Giorgio
Venerdì 18 Aprile 2014, 22:57 - Ultimo agg. 19 Aprile, 08:26
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Ciro Pisano siede alla sua scrivania. Figlio dell’ultranovantenne Luigi prima ancora che direttore amministrativo, parla con orgoglio dell’azienda di famiglia. E, ogni tanto, lancia uno sguardo dalla finestra. «Eccolo, l’inferno dantesco», dice ironico. Lì, nel cuore delle fonderie di via dei Greci, un via vai di muletti e operai trasporta i pezzi realizzati in giornata. Niente fumi, perché «i forni funzionano dieci ore al giorno, dalle 6 del mattino alle 16». Il suo tono, però, cambia quando pensa al malcontento: «Mi fa male sentirmi dire che ammazzo le persone».

Quei fumi e quelle polveri, secondo i comitati, sarebbero la causa principale dell’aumento di tumori. «Vogliamo respirare aria pulita», il loro motto. E, con caparbietà, sono riusciti ad accaparrarsi la solidarietà dell’arcivescovo Luigi Moretti e a far inscrivere tra le priorità dell’agenda del sindaco, Vincenzo De Luca, la questione ambientale. Più precisamente, «il caso Fonderie Pisano».

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