Parco re Ladislao, a una settimana dalla riapertura tornano i tossicodipendenti: «Bisogna recintare gli ingressi»

Clochard e tossicodipendenti hanno già colonizzato lo spazio verde

Siringhe al parco Ladislao
Siringhe al parco Ladislao
di Antonio Folle
Mercoledì 15 Novembre 2023, 12:54 - Ultimo agg. 14:21
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L'entusiasmo per la riapertura al pubblico, dopo una attesa di svariati anni, dello storico parco re Ladislao, nel territorio della IV Municipalità è durato meno di una settimana. Già da alcuni giorni, infatti, cominciano a piovere impietose lamentele e critiche da parte dei residenti della zona, delusi da una riapertura che sembrava preludere alla rinascita del parco ma che, è opinione di molti, si è rivelata una ennessima passerella a favore di telecamera. E le critiche, è bene sottolinearlo, non riguardano gli interni del polmone verde di via san Giovanni a Carbonara.

L'area verde, da poco manutenuta, si presenta ancora in ottime condizioni. Le critiche riguardano l'esterno del parco dove, è  la denuncia della ultime ore, a causa dell'assenza totale di qualsiasi sorveglianza, sono tornati i tossicodipendenti che già in passato "colonizzavano" gli ingressi del parco intitolato al re della dinastia Angiò-Durazzo.

E del resto i residui dei bivacchi dei tossicodipendenti e delle loro attività sono ben visibili. Siringhe intrise di sangue, bottiglie e fin anche profilattici sono cosparsi in bella mostra proprio all'ingresso, quasi a fare da triste contraltare ai fiorellini colorati piantati nelle aiuole rimesse a nuovo con i fondi della Città Metropolitana e inaugurate in pompa magna la scorsa settimana dal sindaco di Napoli.

E uno sguardo più attento dimostra come, nonostante gli ottimi propositi manifestati dall'amministrazione comunale durante la cerimonia di riapertura del polmone verde, per quanto riguarda gli spazi esterni anche la semplice pulizia ordinaria lascia alquanto a desiderare. 

 

Il ritorno di clochard e tossicodipendenti dimostra come una semplice, sia pure costosa, operazione di restyling degli spazi verdi non poteva bastare a strappare al degrado galoppante un parco chiuso da anni e che, per troppi anni, attendeva di essere restituito alla cittadinanza. O, almeno, ai pochi che decidono di avventurarsi all'interno. In questi giorni, complice anche il maltempo, ben poche persone hanno pensato a trascorrere del tempo all'interno del parco re Ladislao ed è probabile che con l'accumularsi di rifiuti all'esterno dei due scaloni d'ingresso, nelle prossime settimane i napoletani ed i turisti in visita siano ancora di meno. Una soluzione per cercare di tamponare l'emergenza dovuta alla presenza di gruppi di tossicodipendenti potrebbe essere, oltre all'ovvio potenziamento della sorveglianza da parte delle forze dell'ordine, l'installazione di due cancelli esterni. Una soluzione che, però, non sembra essere stata esplorata, almeno per il momento, dal Comune, proprietario del parco. 

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«Per risolvere il problema del parco re Ladislao e del degrado che lo circonda - affermano Enrico Cella e Fabio Broccardo, consiglieri della IV Municipalità - come prima cosa bisogna smetterla con le passerelle inutili e con le promesse senza senso. Dobbiamo batterci affinchè Comune di Napoli e città Metropolitana facciano un investimento e decidano finalmente di installare cancelli di chiusura all'esterno delle scalinate che portano al parco. Solo così si potranno tenere lontani i tossicodipendenti che, i cittadini segnalano, già dalle prime luci dell'alba vanno ad accamparsi per drogarsi. Gli operatori ecologici - continuano gli esponenti del quarto parlamentino - fanno quello che possono, rimuovendo le siringhe, l'ovatta intrisa di sangue, i cocci di bottiglia e i resti di deiezioni umane, ma non può essere demandato solo a loro il compito di strappare al degrado un parco che, allo stato attuale, rischia di essere null'altro che l'ennesima costosa cattedrale nel deserto. In queste condizioni nessuna mamma oserà avventurarsi qui, visto che sarebbe costretta a fare lo slalom tra le siringhe lasciate dai tossici e la puzza di feci e urine». 

Capitolo barriere architettoniche. Su una delle due scalinate d'ingresso al parco - l'ingresso dal lato di salita Pontenuovo - circa vent'anni fa è stato installato un montascale elettrico, proprio per consentire l'ingresso alla struttura anche ai disabili in carrozzina e, quindi, allargare la "platea" di potenziali utilizzatori del polmone verde. Non solo l'impianto non è mai entrato in funzione ma, sembra, non è nemmeno mai stato collaudato. Ad oggi il montascale è bloccato, probabilmente inservibile a causa del ventennale inutilizzo. La cosa ancor più grave è che il costoso montascale non potrebbe funzionare in nessun caso dal momento che non è presidiato da alcun addetto specializzato. Uno spreco economico inaccettabile - anche perchè esclude dall'utilizzo del parco cittadini e turisti diversamente abili - che fa il pari con un analogo spreco che si registra all'interno dell'ex ospedale della Pace, dove esiste un impianto identico anch'esso del tutto inutilizzabile a causa di mancanza di addetti. 

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