Frosinone, il killer era la vittima della spedizione punitiva: in 4 erano arrivati per aggredirlo, lui subito ha sparato

Il regolamento di conti per una ragazza contesa. Stazionarie le condizioni dei tre feriti

Frosinone, il killer era la vittima della spedizione punitiva: in 4 erano arrivati per aggredirlo, lui subito ha sparati
Frosinone, il killer era la vittima della spedizione punitiva: in 4 erano arrivati per aggredirlo, lui subito ha sparati
di Stefano De Angelis e Pierfederico Pernarella
Lunedì 11 Marzo 2024, 00:13 - Ultimo agg. 12 Marzo, 10:57
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Insieme al fratello e altri due amici parte per una spedizione punitiva nel bar affollato per l’aperitivo, ma resta freddato da una raffica di colpi di pistola. Tutto per una donna contesa, ma gli investigatori stanno scavando anche nella guerra per lo spaccio di droga e la prostituzione. Chiarita la dinamica della sparatoria che sabato sera ha fatto sprofondare Frosinone nel terrore. Per Kasem Kasmi, albanese di 27 anni, conosciuto come Carletto, non c’è stato scampo. Un connazionale - Mikea Zaka, 23 anni - è stato arrestato con l’accusa di omicidio e triplice tentato omicidio. «Ho sparato per difendermi», ha confessato agli inquirenti che lo hanno interrogato fino a tarda notte. Il giovane, da quanto emerso, in più occasioni era stato picchiato perché stava frequentando una ragazza che gli era stato impedito di vedere. 

Rispetto alle prime ricostruzioni, si è ribaltata la scena del delitto avvenuto allo “Shake bar”, uno dei locali più alla moda del corso cittadino del capoluogo ciociaro.

Poco prima delle 19.30 in via Aldo Moro, piena di ragazzi e famiglie per lo struscio, è arrivata una Lancia Y bianca. Dall’auto, lasciata accesa quasi in mezzo alla carreggiata, sono scesi quattro giovani: Kasem, il fratello Ervin e due amici. A passo spedito si sono diretti verso altri cinque connazionali seduti ad un tavolino nel dehors del locale. C’è stato un diverbio, poi la serie di colpi. 

IL VIDEO
La scena è stata immortalata dalle telecamere del bar: gli spari, almeno sei, mentre gli altri clienti terrorizzati si nascondono sotto i tavolini prima di scappare. A sparare, secondo quanto ricostruito dalla polizia, è stato Mikea Zaka con una pistola calibro 22. La maggior parte dei colpi è finita contro Kasem, centrato tra l’addome, il torace e il collo. Il 27enne si è accasciato e morirà dopo una ventina di minuti tra le mani dei medici del 118 che tentavano di rianimarlo. Anche il fratello e gli altri due amici della vittima sono stati raggiunti dagli spari. 

LA FUGA
Mikea è scappato a piedi, in direzione dello Scalo e si è disfatto dell’arma gettandola nel fiume Cosa. Nel frattempo la polizia aveva già il suo nome ed è andata nella sua abitazione, nelle case popolari del Casermone. Il 23enne, sentendosi braccato ma forse anche per paura di ritorsioni del gruppo della vittima, insieme al suo avvocato Marco Maietta, intorno alle 22, si è costituito in Questura. «Ho sparato per difendermi», ha confessato agli investigatori, indicando anche il punto del fiume in cui aveva gettato la pistola. Le ricerche dell’arma sono ancora in corso, saranno impiegati anche i sommozzatori dei vigili del fuoco. 

IL MOVENTE
E arriviamo al movente. Dietro la sparatoria non ci sarebbe una questione di droga, ma una storia legata ad una ragazza con la quale il 23enne ha intrecciato una relazione. Un rapporto malvisto dal gruppo degli altri albanesi che già in altre occasioni aveva picchiato il connazionale avvertendolo di lasciarla stare e non vederla più. Forse anche per questo il giovane girava armato. Il procuratore Antonio Guerriero e il questore Domenico Condello sono prudenti nell’accreditare la pista della donna contesa. Ipotizzano una guerra tra bande per la droga e la prostituzione. L’arrestato, secondo altre indagini della polizia, gravita negli ambienti dello spaccio nelle case popolari del Casermone. Intanto restano stazionarie le condizioni dei tre feriti, di cui due ricoverati a Frosinone e uno all’Umberto I di Roma. 
 

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