Lo zampino dell'ex e il gioiello della stella georgiana squarciano il grigiore di una partita che sembrava segnata e fanno luce su di un cielo plumbeo sopra il Maradona. Il Napoli decolla e riprende a volare (si spera) con le sue ali. Ngonge dà il «la» alla rimonta sul Verona - proprio la sua ex squadra - e Kvaratskhelia completa l'opera con un gioiello di rara bellezza. Sono i due esterni azzurri ad avere fatto la differenza ieri pomeriggio al Maradona contro l'Hellas.
Cyril Ngonge entra a partita in corso, esattamente come aveva fatto con la Lazio la settimana scorsa, e mostra subito pezzi interessanti del suo repertorio, riuscendo ad incunearsi nelle maglie della difesa avversaria.
E se Ngonge ha riaperto la partita, Khvicha Kvaratskhelia l'ha chiusa con un colpo di classe pura. Il talento georgiano era particolarmente ispirato ieri pomeriggio. Khvicha è rientrato in campo dopo la squalifica ed è stato subito incontenibile (c'era un rigore su di lui a inizio partita). Una spina nel fianco della retroguardia scaligera, insomma. Dall'inizio alla fine. Fino a quella magia su cui nulla ha potuto Montipò che pure aveva abbassato la saracinesca neutralizzando parecchie conclusioni del georgiano. Quella no. Ma c'è di più. L'attaccante si è ricordato anche che il Verona è stato fin dall'inizio della sua esperienza in Italia una delle sue vittime sacrificali. Probabilmente, la preferita. Basti pensare che l'anno scorso il suo primo gol in massima serie, coinciso tra l'altro con il primo sigillo in campionato di quelli che sarebbero diventati i futuri campioni d'Italia, lo segnò di testa proprio contro il Verona in trasferta, alla prima di campionato. Non solo. Quest'anno, nella gara d'andata al Bentegodi, Kvara si è ripetuto ed ha fatto addirittura il bis, innescando una doppietta che stese la squadra di Baroni costretta a capitolare sotto i suoi colpi a cavallo dei due tempi.
Ieri l'apoteosi. Dopo averci provato a più riprese, Kvaratskhelia ha tirato fuori dal cilindro un gioiello di rara bellezza, realizzando il sesto sigillo in campionato. Khvicha ha ricevuto palla sulla tre-quarti da Mazzocchi, si è girato eludendo un avversario, ha inquadrato l'obiettivo, ha preso il contagiri ed ha esploso un destro terra-aria da oltre 20 metri carico di effetto che si è infilato alle spalle di Montipò. Un colpo di genio. Una magia nello stadio che porta il nome del Dios e che ha fatto esplodere di gioia i 40mila del... Maradona. Una perla - l'ennesima - che Kvara ha dimostrato di avere nel suo repertorio.