Inchiesta su clan e aste, chiesta la sentenza di non luogo a procedere per l'ex consigliere comunale, già segretario della Lega, Sabino Morano. Tra due settimane l'ora della verità, quando si saprà se il politico andrà o meno a processo.
Gli avvocati Alessandro Diddi e Elisabetta Cucciniello ieri in udienza preliminare hanno rassegnato le loro conclusioni al gup Carlo Bardari, chiedendo il proscioglimento del loro assistito. Nel corso della lunga arringa, la difesa ha passato in rassegna tutti gli elementi che concorrono a comporre il costrutto accusatorio al fine di dimostrare che non vi siano elementi di prova a sostegno del capo d'imputazione (scambio elettorale politico-mafioso). Tanto - ad avviso dei due legali - emerge anche da una conversazione tra i due fratelli-boss Galdieri, che smentirebbe la sussistenza dell'attività posta in essere dagli stessi a sostegno del candidato Sabino Morano durante le elezioni comunali del 2018. «È sembrato - hanno dichiarato con toni forti gli avvocati di Sabino Morano al termine dell'udienza preliminare - che il pubblico ministero abbia sollecitato al giudice una via di uscita onorevole pur di non farsi smentire una tesi che, dopo le discussioni, risulta totalmente priva di elementi di supporto». La richiesta di sentenza di non luogo a procedere avanzata in aula anche dagli avvocati Nicola D'Archi, Gerardo Santamaria, Carmine Danna, Nicola Quatrano e Rosaria Vietri per i loro assistiti. Mentre l'avvocato Alberico Villani, ieri mattina, ha concluso la discussione per l'imputato Armando Aprile, che ha voluto rendere dichiarazioni spontanee in aula al fine di chiarire la sua posizione, respingendo le accuse mosse nei suoi confronti. «Non conoscevo l'esistenza di un clan, tantomeno conoscevo Pasquale Galdieri, ma solo il fratello Nicola ha precisato Armando Aprile mentre per quanto riguarda la vicenda delle aste non ho mai percepito somme di denaro a titolo estorsivo, ma come corrispettivo e ristoro per delle consulenze effettuate e per della documentazione presentata ai fini della partecipazione alle aste».
La decisione del gup è attesa per il prossimo 15 settembre.
Intanto l'udienza proseguirà anche stamani per dare la parola agli altri difensori che discuteranno per i loro assistiti. Diverse le ipotesi delittuose contestate agli imputati dai pm della Dda di Napoli, che rispondono a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, turbata libertà degli incanti, estorsione, voto di scambio politico-mafioso, falsità materiale in atti d'ufficio, truffa, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio. Ad avviso dell'accusa i componenti del sodalizio criminale avevano messo in piedi un'organizzazione con lo scopo di realizzare un monopolio nel settore delle aste giudiziarie, facendo aggiudicare i beni all'asta alle persone che pagavano il pizzo, oppure riuscivano ad aggiudicarseli loro a prezzi stracciati.