Furbetti del cartellino all'Asl,
scontro sull'orario dei video

Furbetti del cartellino all'Asl, scontro sull'orario dei video
di Alessandra Montalbetti
Martedì 2 Marzo 2021, 09:01
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Furbetti del cartellino: «Vi sono dei dubbi sull'attendibilità della prova, in quanto le immagini video sono prive di alcune informazioni, tra i quali l'orario e la data in cui sono state effettuate le riprese».
A sostenerlo in aula l'ingegnere Piero Mastronardi, docente del Politecnico di Bari, ascoltato ieri mattina dal tribunale monocratico di Avellino, presieduto dal giudice Pierpaolo Calabrese. Il consulente è stato nominato dall'avvocato Gaetano Aufiero per gli imputati Olimpia Vozella e Lilli Carmelo.
Prove che in ogni caso la polizia ha tentato di cristallizzare con il deposito, ex- post, di alcune schede riportanti le informazioni mancanti. Dunque il processo si avvia verso le battute finali in quanto il prossimo 7 aprile, verranno ascoltati gli ultimi testimoni citati dalle difese degli imputati. Mentre il 5 maggio dovrebbe iniziare la discussione del pubblico ministero che seguì l'inchiesta.

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La vicenda giudiziaria nasce da un'indagine della Squadra Mobile di Avellino guidata dall'ex vicequestore Marcello Castello. Furono effettuate anche delle riprese, con telecamere nascoste, per immortale il comportamento di dirigenti, medici, infermieri, impiegati amministrativi, operatori tecnici ed ausiliari, della sede di via Degli Imbimbo. Per gli inquirenti gli imputati hanno arrecato un danno erariale all'azienda timbrando i cartellini anche quando non erano a lavoro. Dunque gli imputati, tutti dipendenti dell'Asl di Avellino, rispondono di truffa aggravata in quanto stando a quanto ricostruito nell'inchiesta coordinata dal sostituto procuratore, Fabio Massimo Del Mauro, avrebbero timbrato il cartellino marcatempo, per poi allontanarsi dal posto di lavoro, con una sottrazione media di 20-25 ore mensili. A comprovare l'assunto accusatorio le riprese effettuate dal 27 febbraio al 28 marzo 2015 attraverso l'installazione di tre telecamere attive h24, una posizionata sul badge e le altre sugli ingressi e le uscite, sia da lato di via Degli Imbimbo che da quello di via Capozzi. Nella maxi inchiesta finirono, funzionari, impiegati amministrativi e camici bianchi della struttura sanitaria di via Degli Imbimbo, tra cui anche l'assessore ai Fondi Europei del comune di Avellino, Arturo Iannaccone, anch'egli rinviato a giudizio, che subito dopo il suo coinvolgimento nell'indagine presentò le dimissioni dagli incarichi pubblici ricoperti. Inizialmente le persone finite nell'inchiesta erano 21 e nei loro confronti fu emessa dal gip del tribunale di Avellino, la misura interdittiva della sospensione dai pubblici uffici. Ma sono finiti a processo anche altri 13 dipendenti dell'Asl di via Degli Imbimbo che avrebbero timbrato il cartellino per coloro che si assentavano, facendo in modo che risultassero presenti sul luogo di lavoro, mentre erano altrove.
A seguito dell'inchiesta l'allora commissario dell'Asl, Mario Ferrante, adottò provvedimenti amministrativi drastici nei confronti di alcuni dei soggetti inquisiti, disponendone il licenziamento.
Nell'indagine finirono anche due guardie giurate, nei confronti delle quali era contestato il reato favoreggiamento.

I due agenti furono accusati di aver distrutto una telecamera nascosta con un cacciavite, provocando l'interruzione dell'indagine. Il procedimento, per i due, è stato archiviato in fase di indagine. Folto il pool difensivo che assiste i 32 imputati tra cui figurano tra gli altri, gli avvocati Gaetano Aufiero, Giovanna Perna, Raffaele Bizzarro, Nello Pizza, Alberico Villani, Michele Fratello ed Italo Benigni.

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