Avellino, pronto soccorso dell'Ospedale Moscati in crisi: arriva il progetto anti-caos

Il progetto in attesa dell'allargamento degli spazi

Avellino, pronto soccorso dell'Ospedale Moscati in crisi
Avellino, pronto soccorso dell'Ospedale Moscati in crisi
di Marco Monetta
Martedì 13 Febbraio 2024, 09:47
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Caos al pronto soccorso, l'Azienda ospedaliera Moscati di Avellino è pronta a eseguire una serie di (piccoli) interventi strutturali per migliorare (almeno nelle intenzioni) gli spazi a disposizione del personale e degli utenti. Nulla di eclatante, saranno infatti liberate un paio di sale adesso occupate dalla centrale operativa del 118 che si trasferirà (con quasi un anno di ritardo dopo il passaggio di consegne con l'Asl) nel vicino Centro Australia. Un palliativo, insomma, in attesa della risoluzione della querelle sull'uso dei suoli con Palazzo di città per l'allargamento (questo sì, vero e proprio) e la rifunzionalizzazione dei locali dedicati all'Emergenza.

L'annuncio è del direttore sanitario dell'Azienda ospedaliera Moscati, Rosario Lanzetta, che conferma «l'intenzione di dare il via a un piano di intervento tecnico» già a partire dalla prossima settimana.

Premette: «Al di là degli aspetti formali-giudiziari, che lascio da parte ad altri per le opportune valutazioni, siamo al lavoro per affrontare la questione. La prossima settimana, annuncia, procederemo ad una riunione tecnica per valutare un progetto che già da ora, in base alla disponibilità di fondi che abbiamo, sia in grado di dare i suoi frutti. Un intervento che però - avverte - non sarà certamente caratterizzato da tempi brevi. L'intento è quello noto di apportare migliorie in termini di spazio e anche di organizzazione del personale, che attualmente sta lavorando in base a procedure differenti».

Un progetto che, come spiega Lanzetta, verrà affrontato con un team di ingegneri specializzati: all'interno del reparto già esistente, al centro della valutazione degli spazi c'è il presidio della centrale operativa del 118, di competenza dell'Asl Avellino. In base al protocollo sottoscritto con l'Azienda Moscati, a partire dal primo aprile uomini e mezzi destinati al soccorso di emergenza verranno ricollocati presso il vicino Centro Australia, sempre a contrada Amoretta.

«Siamo in costante rapporto con l'Azienda sanitaria, conferma Lanzetta, titolare dei locali dell'area 118. Uno spazio che noi riteniamo molto importante in un'ottica di riorganizzazione. Speriamo possa essere per noi un volano importante per allargare il raggio d'azione e mettere "a posto" una serie di funzioni». Al netto del Comune, glissa Lanzetta, «dobbiamo concentrarci su quello che possiamo fare all'interno dei nostri spazi». Sull'eventualità di strutture prefabbricate modulari, il diesse sgombra il campo: «Non è una opzione in questo momento, nel caso verrà analizzata in altra sede. La priorità è ora dare una riposta strutturale al problema».

Da un nodo all'altro, il manager fa chiarezza pure sulla carenza di operatori: «Il quadro generale è quello di una serie di carenze settoriali - dice Lanzetta a margine dell'incontro rivolto a personale sanitario e amministrativo sull'umanizzazione delle cure - ma va esplicitato però che molte delle procedure concorsuali indette fino a oggi sono andate a buon fine. La riprova, per fortuna, che questa Azienda ha un appeal professionale che altri non hanno, altrove anche in Regione ci sono bandi che vanno completamente deserti», dice il diesse a riguardo della carenza di personale medico.

Qualche mese fa, il direttore generale Renato Pizzuti parlò di un «buco di cinque unità» rispetto agli standard nazionali per il pronto soccorso avellinese. «A differenza di altri - spiega adesso Lanzetta - almeno abbiamo graduatorie che possiamo utilizzare. Ovviamente dobbiamo fare i conti con un dato sostanziale: una cosa è il fabbisogno, altra cosa è la disponibilità economica. Su questo - avverte - ragioneremo con Regione Campania per avere ulteriori risorse che ci consentano di completare l'organico per alcune figure professionali. Ad ogni modo, precisa, oggi siamo già in grado di lavorare».

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