Delitto Gioia, Elena ora chiede perdono:
«Vorrei tornare indietro, mi manca»

Delitto Gioia, Elena ora chiede perdono: «Vorrei tornare indietro, mi manca»
di Alessandra Montalbetti
Giovedì 28 Aprile 2022, 07:31 - Ultimo agg. 11:53
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«Non volevo uccidere papà. Mi dispiace tanto e farei qualsiasi cosa per poter tornare indietro. Chiedo scusa a tutti, alla mia famiglia, ai miei zii, spero che un giorno possano perdonarmi».

Sono le parole di Elena Gioia, la figlia di Aldo, il 53enne ucciso a coltellate ad aprile 2021 dall'ex fidanzato di lei Giovanni Limata (presente in aula, ma che ha rifiutato di sottoporsi all'esame, consegnando delle memorie al tribunale di Avellino). Elena si è sottoposta all'esame (in modalità protetta per evitare condizionamenti) davanti alla Corte di Assise del tribunale di Avellino, presieduta dal giudice Pierpaolo Calabrese, a latere Giulio Argenio e con sei giudici popolari. Ha risposto alle tante domande del suo avvocato, Livia Rossi, a quelle dei difensori di Limata, gli avvocati Fabio Russo e Kalpana Marro, e del pubblico ministero Vincenzo Russo. Risposte accompagnate da tantissimi «non ricordo, avevo la mente offuscata in quel periodo e avevo molti vuoti di memoria». Elena per una fibromialgia seguiva una terapia farmacologica molto forte, per tenere a bada il dolore fisico. «Le urla di dolore di mio padre mi hanno svegliato da quel sonno e mi hanno fatto capire che Giovanni Limata non era la persona giusta per me, mi ha rovinato la vita, da quel momento non l'ho più cercato».

Elena, insieme al suo avvocato, ha ricostruito in aula quel rapporto sentimentale burrascoso intrapreso con Giovanni Limata. «Ci siamo lasciati tantissime volte, che non riesco a contarle. Era molto aggressivo con me quando litigavamo, era geloso delle mie amiche, di mio padre, era geloso anche se giocavo con lui a playstation». Perfino la scelta di frequentare l'università era diventata motivo di discussione: «Mi diceva già adesso non riusciamo a vederci, figurati quando andrai all'università». Ad un certo punto Elena si sarebbe resa conto che «quel ragazzo non era adatto a me, ne ero consapevole, ma non riuscivo a staccarmi da lui. Ogni volta che litigavamo dovevo essere io a dover chiedere scusa, anche quando avevo ragione. Mi rendevo conto che avevo bisogno di una persona su cui poggiarmi per allontanarmi da Giovanni, da sola non avevo la forza per farlo». Glielo ripetevano tutti: i genitori, la sorella e l'amica fidata. «Non avevo la forza, perché spesso minacciava di farsi del male e voleva farmi sentire in colpa. Mi inviava le foto delle ferite che si procurava. Ero stressata da questi gesti e dalle sue pressioni ha continuato Elena e spesso litigavamo perché accusava i miei genitori di non essersi bravi con me. Allo stesso tempo accusava me di non impormi con i miei per poter vivere tranquillamente la storia con lui e trascorrere anche qualche festività a casa sua».

Infatti i primi di aprile dell'anno scorso, durante le feste di Pasqua, Elena voleva trascorrere Pasqua e Pasquetta con Giovanni, ma la mamma non le diede il permesso.

Lui si arrabbiò e scrisse ad Elena: «Tua madre mi farà perdere il controllo un giorno, mi fa schifo la tua famiglia. Ho capito devo fare a modo mio - scriveva ad Elena e non devo ascoltarti».

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Passati al setaccio in aula anche i tantissimi messaggi che in quel periodo i due si mandavano, fino ad arrivare al 17 aprile, giorno in cui decidono la strage familiare, avvenuta il 23. Elena aveva litigato con i genitori, era sotto stress e presa dalla rabbia scrisse un messaggio a Giovanni: «Volevo stare senza genitori». E lui rispose: «Ci penso io». Elena in aula ha spiegato che «quella frase era stata scritta solo per la rabbia. Ma non l'ho pensato veramente. Del resto non ricordo nulla di quel periodo. Ero confusa, annebbiata. E ancora oggi è come se tutto fosse surreale». Ma intanto ci sono i messaggi che lei stessa ha inviato a Giovanni e che la inchiodano alle sue responsabilità. Messaggi messi in evidenza dal pubblico ministero Russo e dalla difesa di Limata. «Mi manca un padre che sia veramente tale, quella merda mi ha fottuto l'infanzia e anche l'adolescenza». Giovanni provò a consolarla con una frase choc: «Gli farò pagare il male che ti ha fatto, con tuo padre mi divertirò a mani nude».

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