Le testimonianze dei sopravvissuti alla guerra per lanciare un monito alla pace. Filomena Marino, scrittrice nuscana, ha pubblicato, con le edizioni Mephite, il libro Internati militari italiani. Testimonianze dei prigionieri di Nusco, che raccoglie il racconto di chi ha donato parte della sua vita alla patria, per difenderla, ma anche per invadere altri popoli, come è accaduto con l’invasione della Libia durante il fascismo. Se ne è parlato l’altro giorno, nella aula del Consiglio Comunale di Nusco, con gli interventi del sindaco Antonio Iuliano, di Gianni Marino, promotore dell’evento, del docente universitario Errico Cuozzo, dell’avvocato Maria Giovanna Prudente, della professoressa Anna Dello Buono, di Mimmo Limongiello dell’Anpi Avellino e dell’ex presidente della Provincia Luigi Anzalone.
Le letture sono state a cura dell’attrice e produttrice cinematografica Valeria Vaiano. Gli intermezzi musicali, di Antonia Carbonara.
Ognuno pregava per sopravvivere e, al momento della cattura da parte degli inglesi, è stato beffeggiato da avversari che, per sfregio, gettavano nel deserto il pane, anziché porgerlo ai servitori della patria italiana affamati ed assetati. L’orrore, la cancellazione della dignità umana durante la guerra, emerge intatta nel ricordo dei suoi testimoni che, al rientro nel loro paese, hanno trovato conforto negli affetti familiari, cercando di dimenticare la morte. Ma il deserto dell’Africa è stato anche fonte di malattie. I pidocchi, che assalivano tutti i nostri militari, erano nulla rispetto alla malaria, alle altre patologie che decimavano in nostri combattenti. Filomena Marino tratteggia con delicatezza la disperazione di tanti uomini che, impauriti e stremati, lottavano per la loro stessa sopravvivenza.Intanto, nei paesi di appartenenza, i congiunti attendevano con ansia le lettere dei loro cari, che rischiavano la vita anche per inviarle attraverso la posta aerea.
Racconti significativi del sacrificio, dell’abnegazione dei nostri antenati, che hanno affrontato con senso del dovere una guerra devastante. Internati militari italiani si rivela didattico per gli studenti, che spesso ignorano la crudeltà della guerra e, come se non bastasse, si dedicano a giochi virtuali nei quali la protagonista è l’aggressività. «Il merito della scrittrice - commenta Gianni Marino - è nell’aver fatto riemergere la forza drammatica di queste memorie. I suoi soldati, infatti, vanno ben oltre il raccontare, perché spingono il lettore al di là dell’evocazione, rimandando ad altri racconti». Venticinque storie caratterizzate dal filo rosso della paura di perdere la vita, dall’umiliazione della prigionia, dall’inganno di un regime che proclamava vittorie ed autosufficienza economica, seminando, invece, morte e miseria.
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