Avellino: migranti, già in mille da accogliere

Migranti ad Avellino
Migranti ad Avellino
Venerdì 11 Agosto 2023, 11:10
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Oltre mille arrivi sul territorio irpino, continui appelli della Prefettura ai sindaci affinché si attivino per trovare soluzioni dignitose, un solo centro di primissima accoglienza allestito ad Avellino, nell'ex scuola elementare di Bellizzi, all'insaputa degli abitanti del quartiere che chiedono lumi all'amministrazione comunale. È questo, in estrema sintesi, lo stato dell'accoglienza migranti in Irpinia. Dalle pagine de Il Mattino, pochi giorni fa, l'ennesimo appello da parte di Palazzo di Governo, attraverso le parole del viceprefetto Rosanna Gamerra, responsabile area immigrazione, a fasce tricolori e privati cittadini per trovare abitazioni dignitose in cui ospitare i migranti che stanno arrivando prevalentemente da Costa d'Avorio, Ghana, Sudan, Egitto, Bangladesh. Numeri, si calcola una media di venti arrivi ogni tre giorni, che dovrebbero far cambiare l'approccio rispetto al tema immigrazione.

Ne è convinto Don Vitaliano della Sala, vicedirettore della Caritas diocesana, organizzazione particolarmente attiva nell'attività di supporto alla Prefettura. «È sbagliato continuare a gestire l'accoglienza migranti come un'emergenza.

I flussi in arrivo, anche in territori come l'Irpinia, ormai rappresentano l'ordinarietà. Questo, però, dovrebbero comprenderlo a Roma al Ministero dove ci vorrebbe un ufficio super partes, gestito da una persona estranea ai partiti, che possa dare risposte organizzative non ideologiche», spiega il prete. Bene allestire strutture come la scuola di Bellizzi per far fronte ad un'urgenza ma, si chiede Della Sala, «qualcuno si chiede che fine faranno i migranti ospitati dopo i due mesi di permanenza previsti nel centro di primissima accoglienza? Andranno nei Cas o verranno nel nostro dormitorio o scapperanno chissà dove senza alcuna prospettiva».

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Struttura, quella di via Morelli e Silvati, che ospita anche senzatetto e persone in difficoltà economica e che sempre più spesso va in difficoltà per i numeri di richieste a cui dare risposta ma anche per le situazioni da gestire. Per il vicedirettore Caritas «manca totalmente attenzione rispetto ai migranti e, più in generale, rispetto agli ultimi che siano essi italiani o stranieri. Il problema non è trovargli un posto dove dormire, ma dove farli vivere. Che è un concetto diverso. Non si possono scaricare al dormitorio persone come pacchi e poi lasciare i volontari da soli a gestire situazioni complicate che spesso vedono protagoniste persone anche con problemi di salute e disturbi psichici. Le soluzioni vanno trovate insieme, altrimenti il problema non si risolve. A questo punto mi chiedo perché non adibire all'accoglienza migranti strutture grandi come ex Maffucci o ex Moscati a Viale Italia, gestendole per fare in modo che non restino paludi in cui lasciare infognati dentro esseri umani, altrimenti diventano lager». Una proposta solo in parte provocatoria perché luoghi in cui sistemare e dare supporto medico, psichico e materiale a chi ha affrontato torture, prigionia, viaggi in mare sui barconi prima di approdare sulle coste italiane o seguito la tortuosa rotta balcanica, servono come il pane.

La Caritas ha messo a disposizione diverse strutture, tra quelle chiaramente ritenute idonee ad ospitare persone. Tra queste alcune case canoniche, il convento delle Suore Oblate a via Trinità dove vengono ospitati nuclei familiari, e alcuni appartamenti donati da privati. «Ma il mondo del volontariato non può fare miracoli. Manca un coordinamento con le associazioni datoriali e i sindacati per indirizzare i migranti verso un lavoro che gli permetta di autosostenersi. Per fare tutto questo, però, bisognerebbe abolire la Bossi-Fini che rende clandestine le persone» conclude Della Sala. © RIPRODUZIONE RISERVATA

 

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