Nuovo sfregio alla Valle del Sabato:
maxi discarica di lastre di eternit

Nuovo sfregio alla Valle del Sabato: maxi discarica di lastre di eternit
di Barbara Ciarcia
Lunedì 21 Giugno 2021, 08:43 - Ultimo agg. 10:39
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Anni di battaglie, esposti, appelli in difesa della Valle del Sabato si vanificano puntualmente con la scoperta, l'ennesima, di uno scempio ai danni di un ambiente già seriamente minato. Un cimitero di lastre di eternit, ricavato lungo le sponde del torrente Salzola, affluente del fiume Sabato, è solo l'ultimo di una serie, ormai incalcolabile, di oltraggi umani rinvenuti per caso da chi è impegnato in prima linea per la salvezza di un territorio altamente inquinato e deturpato. La Spoon River ecologica è in realtà una bomba ad orologeria per l'ecosistema fluviale sempre più fragile e compromesso. E una minaccia per la salute delle comunità valligiane. L'amianto giace lì da tempo, a quanto pare, sepolto a sua volta dalla vegetazione intricata, selvatica. E' come se facesse parte del paesaggio bucolico, solo in apparenza ameno. Chi lo ha abbandonato in quel posto sa come muoversi attraverso sentieri impervi, poco battuti, e conosce molto bene il territorio, ma soprattutto non gli vuole affatto bene. Oramai a chi vuole che interessi il bene di questo territorio - si chiede ad alta voce, e sempre più indignato, Franco Mazza, medico e attivista, che ha fatto della lotta serrata agli inquinatori seriali una ragione di vita da quando, cinque anni fa, ha perso in poco tempo per un male incurabile Barbato, un giovane nipote -? Comunque non ci facciamo scoraggiare dai soliti sciacalli impuniti, continueremo a fare la nostra parte per tutelare un habitat divenuto una pattumiera a cielo aperto. Ogni volta che viene scoperta una discarica abusiva o un reato contro il patrimonio ambientale è una sorpresa sgradita, un pugno allo stomaco. Noi pertanto segnaliamo e denunciamo.

Servono, senza dubbio, più controlli da parte delle autorità preposte innanzitutto. Mazza e i volontari del comitato Salviamo la Valle del Sabato' nel tempo hanno formato coscienze più attente e sensibili alle tematiche ambientali e alle dinamiche territoriali ma hanno maturato pure una coscienza critica verso gli attori istituzionali, spesso vaghi o latitanti quando si tratta di prendere una posizione netta in difesa di quell'area sempre più esposta a pratiche di malcostume che ledono l'equilibrio tra uomo e natura. Le cataste di fibrocemento sbucano come un monumento funebre tra la fitta boscaglia fluviale dove la luce filtra a fatica ma illumina abbastanza ciò che non dovrebbe stare lì, camuffato tra rovi e arbusti rigogliosi perché nessuno potesse vederlo. Qui è sepolta la nostra civiltà- ha esclamato ancora Franco Mazza, sconsolato appena è stato informato dell'ignobile ritrovamento nei pressi del Salzola, nella polveriera della valle del Sabato-. Anzichè rinvenire reperti archeologici si rivengono reperti di attuale inciviltà e degrado. Ai posteri lasciamo rifiuti non certo oggetti di valore. Mazza non si arrende, e così i giovani che hanno scelto di restare sul territorio e fare da sentinelle. La galleria degli orrori ambientali collezionata negli ultimi mesi dal comitato Salviamo la Valle del Sabato' è un album di scatti impietosi, testimonianza di una distruzione progressiva ma non inesorabile di un'area che merita una sorte migliore. Qui insiste il maggiore sito industriale d'Irpinia e le più rinomate colture autoctone di qualità. Una convivenza insolita certo ma funzionale, intaccata dagli sfregi dei singoli contro un ambiente vulnerabile. Un'escalation che può essere arrestata solo grazie a un impegno più serio e capillare di chi è chiamato realmente a vigilare anche sulla tutela della salute pubblica.
 

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