Comune sotto accusa per l'assenza di politiche incisive sul dramma dello smog. Legambiente consegna al prefetto, Paola Spena, il clamoroso report annuale «Mal'aria di città 2021», che fa di Avellino la città più inquinata, non della Campania, ma dell'intero Centro-Sud. E addirittura la sesta in Italia, ex aequo con Cremona, un solo sforamento dietro Milano. Nel disastroso annus horribilis 2020, infatti, il capoluogo irpino si è fermato ufficialmente a quota 78. Avellino è così l'unica città meridionale a comparire nelle prime 10. Per la verità, nella seconda metà di dicembre, era stata superata abbondantemente pure la quota degli 80 superamenti, oltretutto con dati esorbitanti, che poi l'Arpac ha ritenuto di non validare. Quello che non è cambiato è il senso politico di un'emergenza ignorata, su cui «Legambiente», che ieri ha protestato pacificamente sotto alla Prefettura, ora chiama in causa anche il Palazzo di Governo.
Armati di mascherine con la scritta «No allo Smog», gli attivisti hanno esibito uno striscione che riportava a caratteri cubitali lo stato d'animo di chi da anni denuncia, senza essere ascoltato, la gravità della situazione: «Ci siamo rotti i polmoni». E nell'indifferenza dell'esecutivo cittadino, e pure dei passanti, hanno chiesto al Prefetto di ripristinare il tavolo dei sindaci dell'hinterland. L' ultimo suo risultato, il Protocollo di intesa voluto dal commissario straordinario Giuseppe Priolo, è stato cestinato proprio dall'attuale sindaco di Piazza del Popolo, Gianluca Festa. L'interlocuzione richiesta non è stata riattivata almeno per ora nemmeno dopo il pronunciamento unanime del Consiglio comunale e l'indagine avviata dalla Procura, che segue l'esposto presentato dalle opposizioni. «Ormai sentenzia la presidente regionale di «Legambiente», Maria Teresa Imparato ad Avellino, questa è una vertenza storica.
Mentre indagano i carabinieri del «Noe», ci si chiede se il Comune faccia la sua parte. «Sicuramente il Covid ha rallentato tutto, ma il problema viene affrontato con troppa lentezza. risponde Imparato - Forse perché l'aria non si vede, e invece l'inquinamento fa tantissimi morti. Il numero di vittime si avvicina a quelle del Covid, ma non c'è l stessa attenzione. Eppure chiosa basterebbero politiche anche semplici, a partire dall'implementazione del verde urbano». Unico tra i sindaci di Avellino degli ultimi anni a non essere stato lambito in alcun modo da un'indagine sullo smog, anche per la brevità del suo mandato, l'attuale consigliere regionale pentastellato, Vincenzo Ciampi ieri era presente al flash mob e si è fatto sentire: «Il nostro è un triste primato osserva ed è gravissimo, perché non si può mettere sullo stesso piano di Milano e Torino un piccolo capoluogo come Avellino. Ma il problema accusa - viene erroneamente sottovalutato, tanto più in un periodo in un pandemia e con un virus che colpisce proprio l'apparato respiratorio». Ciampi rilancia allora la necessità di un monitoraggio più capillare da mesi annunciato anche dall'esecutivo Festa e si dice «pronto a favorire un confronto in sede regionale». Ma sul versante dell'impegno accusa apertamente i sindaci: «Noto con dispiacere che questo argomento viene poco considerato dalle amministrazioni locali e da primi cittadini, che non riescono nemmeno a sedersi intorno a un tavolo per programmare azioni efficaci». - rileva - Poi l'affondo raggiunge il sindaco di Avellino, Festa: «Non è corretto escludere a priori i provvedimenti sul traffico. E' vero che non esiste solo una causa, ma la scienza ci dice che questa è una delle ragioni dell'inquinamento».