Terremoto in Irpinia, 35 anni fa. La dignità e il dolore dei ricordi

Terremoto in Irpinia, 35 anni fa. La dignità e il dolore dei ricordi
di Antonella Laudisi
Lunedì 23 Novembre 2015, 11:26
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Raccontarlo ai figli, quel 23 novembre; raccontarlo per esorcizzare la paura che ancora proviamo, per calmare lo scuotimento di muri e corpi che pure ci prende ogni volta ripensiamo a quella sera e ai giorni che seguirono. E che torna a ogni 23 novembre, alle 19,34. Il racconto del proprio 23 novembre di 35 anni fa è un atto collettivo, per nulla personale, perché tutti ne abbiamo uguale memoria.



Tutti ricordiamo l'attimo esatto in cui la terra cominciò a tremare, il fragore, i lampi, il silenzio spettrale che seguì prima che la voce tornasse e si sciogliesse in singhiozzi e urla. La disperazione ci mise un po' a venire, perché nessuno immaginò da subito l’enormità di quella tragedia. Eppure per me resta ancora un mistero com'è che mio papà l'avesse sentito, quel disastro, nell'attimo stesso in cui la nostra casa si piegava e tremava a tanti chilometri dall’epicentro ma pur sempre in una zona squassata dalle onde telluriche. Fu allora che capii quanto il legame con la sua terra superasse gli anni vissuti lontano. Bastò un attimo perché comprendesse che la sua Irpinia non c’era più.



La conferma sarebbe arrivata giorni e giorni dopo quando mio cugino Roberto arrivò da Avellino a Calabritto, tra i primi a scavare con le mani nude.







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