«Abusi edilizi nell'albergo»,
via i sigilli alla corte interna

«Abusi edilizi nell'albergo», via i sigilli alla corte interna
di Enrico Marra
Giovedì 10 Marzo 2022, 07:41 - Ultimo agg. 17:36
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Dopo il sequestro per violazioni edilizie di alcuni parti della struttura dell'hotel Traiano è scattato un parziale dissequestro da parte del Tribunale del Riesame. I magistrati Simonetta Rotili, Grazia Maria Monaco e Roberto Nuzzo, infatti, hanno confermato il sequestro del quarto piano e dissequestrato la corte interna dell'hotel di viale dei Rettori perché realizzata in sanatoria. Erano finiti indagati i fratelli Alessandro e Leonardo Ciccopiedi, Bruno Fragnito e Cosimo Aquino. La discussione davanti al Riesame ha visto impegnati il sostituto procuratore Assunta Tillo, che ha sostenuto la validità del sequestro che aveva chiesto al termine delle indagini condotte dalla Guardia di Finanza e che il gip Pietro Vinetti aveva disposto, e gli avvocati Andrea e Matteo De Longis. Gli indagati sono due figli dell'avvocato e imprenditore Giuseppe Ciccopiedi, e altre due persone coinvolte perché nel periodo in cui sono state realizzate le opere edilizie ritenute non regolari erano i titolari della struttura alberghiera, ora gestita da una società bulgara. Il sequestro, in ogni caso, non aveva intralciato la normale attività dell'hotel.

L'accusa contestava ai quattro di aver realizzato i lavori in assenza di legittimo permesso di costruire e in assenza delle prescritte autorizzazioni obbligatorie e vincolanti della Soprintendenza per i beni architettonici e per i beni archeologici. Per cui le opere sono risultate abusive. Le indagini avevano preso il via da una segnalazione giunta agli inquirenti dal Settore urbanistica del Comune nel marzo 2020. Gli inquirenti si erano avvalsi di numerosi documenti prelevati presso il Comune.

Inoltre erano state ascoltate come persone informate sui fatti funzionari preposti al settore urbanistico di Palazzo Mosti. Gli inquirenti avevano accertata la realizzazione della sopraelevazione, sul terrazzo di copertura, di nuovi volumi con una estensione di circa 180 metri quadrati destinata a Spa e zona fitness. 

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Un'opera, secondo l'accusa, sprovvista di agibilità. Inoltre c'era stata anche la chiusura della corte interna, per una estensione di circa 500 metri quadrati con pannelli scorrevoli in materiale plastico traslucido alti circa sette metri creando così un nuovo volume a carattere permanente. Questi interventi abusivi, aveva sostenuto l'accusa, ricadevano nel centro storico della città che è sottoposto a vincolo architettonico e archeologico. Per identificare i soggetti responsabili degli illeciti edilizi presso l'edificio adibito ad hotel, i militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza avevano ricostruito le operazioni societarie che avevano interessato la società bulgara, attuale proprietaria dell'immobile per effetto della fusione per incorporazione di quella italiana, che originariamente era l'unica proprietaria. Venivano individuati come committenti i quattro indagati che, nel periodo di realizzazione delle opere abusive che vanno dal 2017 al 2020, a vario titolo, hanno avuto la titolarità e la gestione dell'albergo e quindi l'interesse a eseguire le nuove costruzioni. Inoltre erano legati tra loro anche da vincoli di parentela. La permanenza delle opere già terminate e funzionanti poteva aggravare, aveva sostenuto il Gip, la situazione perché costituiscono «un aggravio del carico urbanistico in totale assenza di un titolo abilitativo preventivo, avendo peraltro gli indagati destinato le opere a finalità ricettive, in assenza di titoli abilitativi, relativi all'agibilità e alla salubrità».

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