Ato Benevento, allarme impianti:
monta la protesta sui fondi Pnrr

Ato Benevento, allarme impianti: monta la protesta sui fondi Pnrr
di Paolo Bocchino
Domenica 7 Novembre 2021, 11:33 - Ultimo agg. 11:42
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Si sente ripetere che il Piano nazionale di ripresa e resilienza è un'occasione irripetibile. Ma cosa fare se tale opportunità viene negata da una semplice parola? La gallina dalle uova d'oro chiamata Pnrr è a rischio per l'Ato rifiuti sannita, al pari di tutti quelli campani. «Operativi»: è questo il termine indigesto agli Enti d'ambito per i rifiuti che si trovano accomunati nella problematica sorta con la pubblicazione dei bandi attuativi del decreto 396/2021 del ministero per la Transizione ecologica, avvenuta nei giorni scorsi. Ato blindati dalla formulazione originaria del decreto, che, al contrario, individua proprio negli Enti d'ambito gli organismi finanziabili per elezione: «I destinatari dell'avviso - stabilisce il testo varato il 28 settembre dal Mite - sono gli enti di governo d'Ambito territoriale ottimale o, laddove questi non siano stati costituiti, i Comuni».

A rimettere tutto in forse sono stati gli avvisi pubblici emanati dallo stesso dicastero pochi giorni dopo, che hanno tagliato fuori gli Ato benché già costituiti come nel caso dell'Ente presieduto da Pasquale Iacovella: «Per le finalità del decreto Mite 28 settembre 2021 n. 396 - si legge nel bando del 15 ottobre - i soggetti destinatari sono gli Enti d'Ambito operativi.

In assenza di Enti operativi, i soggetti destinatari sono i Comuni, singolarmente o nella forma associativa». Una riformulazione che azzera le possibilità di presentarsi ai nastri di partenza del Pnrr da parte degli Ato faticosamente costituitisi in Campania. Il bando limita l'accesso ai fondi agli «Ato operativi», ovvero agli «Enti d'Ambito costituiti che abbiano provveduto all'affidamento del servizio». Cosa non ancora avvenuta né per l'Ato beneventano, né per la gran parte degli omologhi campani.

E non a caso i direttori dei 7 Enti d'Ambito regionali nei giorni scorsi hanno indirizzato una nota congiunta di formale protesta al Ministero per la transizione ecologica per evidenziare l'incongruenza. «Davvero si fatica a comprendere la ratio dell'avviso pubblico - commenta il direttore dell'Ato sannita Massimo Romito -, riferendosi esclusivamente ad Ato operativi si stravolgere il decreto, che invece parla semplicemente di Ato costituiti. Applicando quanto stabilito dal bando si verificherebbe una condizione paradossale: gli Ato, istituiti per garantire pianificazione e gestione omogenea del ciclo dei rifiuti, vengono estromessi dalla possibilità di accedere ai finanziamenti, a beneficio dei Comuni in forma singola o associata. In pratica si spalancherebbero le porte alla frammentazione degli interventi, con rischio di duplicazione e sovrapposizione che fa a pugni con lo spirito della legge istitutiva degli Ato». Un paradosso che si accentua considerando che gli Enti d'Ambito non hanno incontrato fin qui la solidarietà della giunta regionale, madre della legge 14/2016 che fece nascere gli Ato in Campania. Senza esito l'incontro di mercoledì a Napoli tra i direttori degli Enti e il vicepresidente Fulvio Bonavitacola. 

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Un corto circuito che rischia di costare cifre a molti zero anche nel Sannio. Complessivamente sono a disposizione 1,5 miliardi del Pnrr (il 60% al Sud) per progetti di impiantistica e strutturazione del sistema di raccolta, con proposte di finanziamento che possono arrivare a 40 milioni per progetto. Un budget inusitato che adesso spalanca le porte ai Comuni, molti dei quali però impossibilitati a concorrere per carenze di organico. E rischiano di restare nel cassetto programmi capaci di chiudere finalmente il ciclo rifiuti nel Sannio: «Abbiamo già individuato i progetti da candidare - spiega Romito -. A fine mese presenteremo il Piano d'Ambito nel quale ribadiamo la individuazione di un digestore anaerobico da 35mila tonnellate al servizio della provincia e la creazione di un ecodistretto per il riciclo di materie prime-seconde a Casalduni presso lo Stir. Impianti che il decreto paradossalmente finanzia in via prioritaria, precludendoci però l'accesso ai bandi. Ci auguriamo un ripensamento, e che mondo politico e istituzioni seguano la vicenda con l'attenzione che merita». 

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