Apice, morì nella casa di riposo lasciando tutto al direttore scatta il sequestro dei beni

Nel mirino un patrimonio di due milioni

Apice, morì nella casa di riposo lasciando tutto al direttore scatta il sequestro dei beni
Apice, morì nella casa di riposo lasciando tutto al direttore scatta il sequestro dei beni
Mercoledì 20 Marzo 2024, 09:03 - Ultimo agg. 09:39
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Un docente beneventano in pensione, di 77 anni, era morto lasciando tutti i suoi averi al titolare della struttura per anziani presso la quale era ricoverato, ma i familiari qualche mese dopo il decesso avevano presentato una denuncia ai carabinieri, attivando un'inchiesta della Procura di Benevento, retta da Aldo Policastro. La stessa Procura, dopo aver predisposto l'autopsia, subito dopo la denuncia, sul corpo del defunto, ha chiesto un provvedimento di sequestro di beni nei confronti del titolare della casa di riposo di Apice, risultato il beneficiario.

Ieri mattina il blitz dei militari della sezione di polizia giudiziaria dei carabinieri presso la Procura e del comando provinciale della Guardia di Finanza, che hanno eseguito il decreto di sequestro preventivo, emesso dal gip Maria di Carlo, per un valore complessivo di oltre due milioni di euro, tra beni immobili, mobili e disponibilità finanziarie, nei confronti di Billo Carbone, 61 anni, direttore della casa di riposo di Apice dove il docente era deceduto e che è indagato per circonvenzione di incapace.

I familiari del deceduto lamentavano, nella denuncia, che il testamento olografo, con il quale il docente aveva nominato quale erede universale il direttore della casa di riposo, era stato redatto proprio il giorno prima dell'ingresso nella struttura e che, nelle poche occasioni in cui avevano potuto incontrare di persona l'uomo presso la struttura, lo avevano trovato seduto su una sedia a rotelle, con la costante presenza del direttore alle sue spalle.

Inoltre, il congiunto sarebbe apparso in stato confusionale, non riuscendo ad articolare un discorso completo sia durante gli incontri sia nel corso delle conversazioni telefoniche, quasi come fosse imbambolato. Il docente avrebbe anche lasciato presso la sua abitazione un altro testamento olografo in favore di un fratello, deceduto un anno prima, con alcuni appunti circa le somme da lui possedute. Dalle indagini sarebbe emerso, stando alla documentazione medica, che l'uomo era in uno stato di deficienza psichica con terapia con farmaci antipsicotici. La consulenza grafologica eseguita sul testamento olografo consentiva di appurare come il documento fosse stato redatto sotto dettatura, a più riprese e non fosse il frutto della volontà del docente, che non avrebbe compreso il significato delle disposizioni testamentarie sottoscritte in favore del direttore della casa di cura.

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Le fiamme gialle, analizzando la documentazione bancaria acquisita, hanno poi quantificato il valore del patrimonio ereditario, individuando i beni e gli strumenti finanziari di cui si componeva e verificando il percorso seguito da tali beni che, a seguito del decesso della persona offesa, sarebbero entrati per successione ereditaria nella piena disponibilità del direttore. La componente prevalente risulta costituita da un investimento in un fondo finanziario, per l'ammontare di circa due milioni di euro e due immobili.

La salma del docente, dopo la denuncia dei familiari, era stata riesumata a fine luglio nel cimitero di Benevento e sottoposta all'autopsia, su disposizione del sostituto procuratore Stefania Bianco e affidata a Emilio D'Oro, Giovanni Gallotta e Rossella Gottardo, inoltre Monica Fonzo e Giovani Izzo per Carbone, mentre i familiari del defunto avevano nominato come consulenti Carmen Sementa e Alessandro Saturno. Il direttore della casa di riposo è difeso da Sergio Rando e i familiari del defunto da Nicola Micera. L'ex professore di matematica deceduto abitava in città e non si era mai sposato, viveva con un fratello anche lui docente.

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