Due anni di inflazione: conto da 6.562 euro per le famiglie sannite

Il report della Cgia di Mestre quantifica il peso dei rincari

Due anni di inflazione: conto da 6.562 euro per le famiglie sannite
Due anni di inflazione: conto da 6.562 euro per le famiglie sannite
di Domenico Zampelli
Domenica 21 Gennaio 2024, 12:04
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Per colpa dell'inflazione galoppante il Sannio ha dovuto subire negli ultimi due anni una sorta di patrimoniale da 738 milioni, che si è riversata per 6.562 euro a famiglia. È il terzo importo più salato nel Mezzogiorno, dopo Avellino e Isernia. Lo rivela uno studio della Cgia di Mestre, che si inserisce sul dibattito in corso sull'eventuale istituzione di una tassa patrimoniale, per dimostrare che nel 2022 e nel 2023 la crisi ha già inciso sulle economie familiari proprio come una patrimoniale.

E Benevento è uno dei territori più colpiti: se a livello nazionale la posizione per la perdita di potere d'acquisto è la numero 35, nel Mezzogiorno viene invece raggiunto il podio.

Trattandosi di un lento stillicidio magari è stato meno percepito, ma è come se le famiglie sannite abbiamo pagato la Tari o l'Ici un mese sì e un altro no, anziché una sola volta l'anno. Il dato sannita è superiore sia all'importo medio nazionale, attestato a 6.257 euro, che a quello regionale (5.346 euro). In Campania rispetto al Sannio va ancora peggio alle famiglie irpine, che hanno subito un salasso di 7.576 euro. Numeri più bassi, invece, a Salerno (per ogni famiglia un maggior costo di 5.529 euro), a Napoli (5.116 euro a famiglia) e soprattutto a Caserta (4.430 euro a famiglia).

Secondo l'analisi condotta dalla Cgia, in provincia di Benevento i depositi con i risparmi delle famiglie stanno scendendo al di sotto della soglia dei 4 miliardi di euro: nel 2021 il contatore indicava 4 miliardi e 787 milioni, ma fra il 2022 ed il 2023 la crisi ne ha erosi 738. È il peggior dato in Italia in quella fascia di importi dei depositi: solo per fare qualche esempio, fra le province con lo stesso livello di risparmi (4,7 miliardi) negli ultimi due anni le famiglie di Asti hanno perso 687 milioni, quelle di Belluno 650, quelle di Prato 677, quelle di Trieste 690, quelle di Viterbo 656, quelle di Catanzaro 578. Lo studio Cgia consente di cogliere, peraltro, una delle tante sfaccettature nel caleidoscopio sociale che accompagna questo momento storico: c'è infatti chi vede con preoccupazione diminuire sempre più i suoi risparmi, ma c'è pure chi i risparmi non li ha, e vede crescere debiti e difficoltà ad andare avanti. Come pure c'è chi riesce ad ammortizzare meglio di altri l'attuale momento storico.

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È a loro che guardano quelli che negli ultimi giorni hanno rimesso in moto il dibattito sull'introduzione di una patrimoniale da applicare agli immobili o alla ricchezza finanziaria degli italiani, con l'obiettivo di recuperare nuove risorse per fronteggiare con maggiore determinazione il cattivo stato di salute dei conti pubblici. Si tratta di un tema che ogni tanto riemerge nel dibattito politico, con diverse sfaccettature: l'ex ministro Elsa Fornero, ad esempio, ha ipotizzato un imponibile minimo piuttosto elevato o anche limitare l'imposta al momento della trasmissione ereditaria.

Ipotesi bocciata dagli analisti della Cgia, che sottolineano come negli ultimi anni le entrate fiscali sono cresciute al pari della spesa pubblica totale. «Insomma si legge nel report - per non far saltare la tenuta dei conti pubblici, le prime hanno inseguito la seconda, con il risultato che la pressione fiscale in Italia ha ormai superato la soglia del 43 per cento. È chiaro che fino a quando non ridurremo la spesa, sarà difficile ipotizzare sia una diminuzione strutturale delle imposte sia una contrazione del debito pubblico».
Molto meglio concentrarsi sulla lotta all'evasione e sul risparmio di spesa, un po' accantonato negli ultimi tempi: «Sarebbe auspicabile, oltre a una seria lotta all'evasione fiscale, tagliare la spesa pubblica di parte corrente, rispolverando la cosiddetta spending review lanciata più di dieci anni fa dall'allora Governo presieduto da Mario Monti. Proposta, quest'ultima, che, purtroppo, sembra ormai essere caduta nel dimenticatoio. Di risparmio della spesa, anche attraverso l'efficientamento della nostra macchina pubblica, in ambito politico ormai non ne parla praticamente più nessuno». In ogni caso, nell'attesa di individuare qualche soluzione il Sannio soffre. E tanto.
 

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