Capitale della cultura, dossier rinviato
e Tartaglia: «Ora priorità più pressanti»

Capitale della cultura, dossier rinviato e Tartaglia: «Ora priorità più pressanti»
di Paolo Bocchino
Venerdì 10 Giugno 2022, 08:29 - Ultimo agg. 21:54
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Cittadine dalle dimensioni medio-piccole ma grandi per storia e fascino. Identikit che si attaglia diffusamente a tutte le piazze in lizza per il titolo di «Capitale italiana della cultura 2025». La lista delle 16 pretendenti, ufficializzata nelle scorse ore dal ministero della Cultura, comprende capoluoghi di provincia ma anche località più marginali, di ogni angolo del Belpaese, da Aosta ad Agrigento passando per Assisi. La piemontese Asti e Peccioli in Toscana, al Nord. Molto rappresentato il Centro Italia: Pescina e Sulmona nell'Aquilano e la teatina Lanciano in Abruzzo; Roccasecca nel Frusinate e la minuscola meraviglia di Bagnoregio con la sua Civita a Viterbo; l'immancabile Umbria schiera due capisaldi come Orvieto e Spoleto. 

Le speranze del Sud sono affidate alla perla del barocco leccese Otranto e alla longobarda Monte Sant'Angelo per la Puglia, cui si aggiungono la Città metropolitana di Reggio Calabria e la siciliana Enna.

Un elenco senz'altro prestigioso nel quale, al netto di ogni sterile campanilismo, non avrebbe sfigurato Benevento con la sua parure di gioielli. Il capoluogo sannita però ha optato per non presentare la propria candidatura entro la scadenza fissata per il 31 maggio. I motivi sono spiegati dalla delegata alle Politiche culturali Antonella Tartaglia Polcini: «Partecipare a una competizione di tale levatura non è un impegno che si può improvvisare. Va strutturato fin da principio il dossier facendo sintesi tra tutte le istituzioni e le risorse del territorio, offrendo una proposta che non sia la mera elencazione di bellezze storico-monumentali che senz'altro abbiamo. Benevento ha indubbiamente le carte in regola per candidarsi a Capitale italiana della Cultura. Nei mesi scorsi ci siamo a lungo confrontati sulla prospettiva di presentare un dossier, ma abbiamo optato per un rinvio per avere il tempo necessario a definire una nomination che non sia di mera testimonianza. Anche perché - aggiunge - avremmo dovuto sottrarre tempo ed energie preziose ad altri dossier importanti su cui stiamo lavorando con impegno: il piano di gestione di Italia Langobardorum e la candidatura dell'Appia al Patrimonio mondiale dell'Umanità».

Tentativo che invece verrà esperito probabilmente per il titolo del 2026: «La decisione - annuncia Tartaglia Polcini - sarà presa d'intesa con il sindaco Mastella, ma ritengo che Benevento possa avere tutte le credenziali per concorrere alla prossima assegnazione del riconoscimento». Appuntamento, ci si augura, rinviato per il capoluogo sannita che ambirebbe a entrare nella lista aperta nel 2015 dall'attribuzione plurima alle città di Cagliari, Lecce, Perugia, Ravenna e Siena, e proseguita con Mantova (2016), Pistoia (2017), Palermo (2018), e ancora Matera (2019), Parma (2020 e 2021), fino alla «reginetta» Procida in carica per il 2022. Già attribuiti i vessilli per il prossimo anno, quando Bergamo e Brescia si spartiranno il titolo come tributo ai sacrifici subiti durante la pandemia, mentre Pesaro diventerà capitale della cultura nel 2024. Le città partecipanti al contest per il 2025 dovranno presentare entro il 13 settembre il dossier di candidatura; sarà valutato da una commissione di esperti di chiara fama che definirà il 15 novembre il novero ristretto delle 10 città finaliste. L'intera procedura di valutazione si concluderà entro il 17 gennaio del prossimo anno. Il titolo di Capitale italiana della cultura viene conferito per un anno e la città vincitrice riceve 1 milione per la realizzazione del progetto.

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