Depuratori, altro allarme: tre su quattro inquinano

15 dei 21 siti non superano i test dell'Arpac

Depuratori, altro allarme: tre su quattro inquinano
Depuratori, altro allarme: tre su quattro inquinano
di Paolo Bocchino
Lunedì 4 Dicembre 2023, 10:08
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Tre depuratori su quattro non funzionano, o almeno non come dovrebbero. Ancora una volta è desolante il quadro che emerge dai controlli effettuati dall'Arpac sugli impianti di bonifica dei reflui in tutta la provincia. Anche nel 2023 risultati tutt'altro che incoraggianti: 15 dei 21 siti verificati dall'inizio dell'anno non hanno superato il test dei prelievi a valle del trattamento. In pratica l'acqua riconsegnata a fiumi, torrenti e canali è, nella gran parte dei casi, ancora inquinata. Soltanto 6 i controlli risultati conformi alla legge, malgrado la problematica sia nota da tempo e abbia già portato a procedimenti giudiziari.

Condizione che finisce ancora una volta sotto la lente degli organi inquirenti. Dal report stilato da Arpac relativamente ai primi 8 mesi dell'anno emerge che 12 rilievi sono stati svolti su mandato della Procura, 3 su richiesta della polizia giudiziaria, mentre in un altro caso ci si è mossi dietro specifica segnalazione di inquinamento. Sintomo evidente che sono in corso attività riconducibili a un'ulteriore indagine, dopo quelle che negli scorsi anni hanno condotto sul banco degli imputati numerosi amministratori locali e hanno determinato il sequestro di alcuni siti. Soltanto in 5 casi gli accertamenti sono stati attivati d'iniziativa dall'Agenzia regionale di protezione ambientale.
Particolarmente pesanti i riscontri scaturiti da alcuni comuni.

È il caso di Calvi, dove il campione di liquido sversato nel torrente Mele, affluente del Calore, ha fatto emergere valori abnormi di azoto ammoniacale e di solidi sospesi, l'esistenza di marcatori di grave contaminazione ambientale (COD e BO5), e l'imbarazzante presenza della escherichia coli, tipico effetto di colonne fecali non depurate. Molto grave anche la condizione di Bucciano in valle caudina. Qui è il fiume Isclero a dover subire un impianto che rilascia acque con alluminio e ferro in concentrazioni molto elevate. Sostanze che fanno sospettare un'indebita confluenza di scarti di lavorazione industriale nel depuratore dei reflui urbani.

Nell'Isclero finiscono anche le acque di Paolisi ancora contenenti azoto ammoniacale, escherichia coli e tensioattivi, questi ultimi chiaro indizio del mancato trattamento di detergenti e affini. Bersagliato pure il Calore, destinatario dei reflui non trattati a dovere da San Leucio del Sannio (azoto nitroso, cloro attivo) e Foglianise (cloro attivo). Stessa sorte per il torrente Titerno, che si becca gli scarichi non in regola di Cerreto Sannita (escherichia coli e azoto ammoniacale).

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Un capitolo a parte meritano i 12 impianti affidati dai Comuni a Gesesa, rientranti nei provvedimenti di sequestro disposti a maggio del 2020 dalla Procura beneventana, e come tali oggetto di accertamenti costanti. Per 9 di essi, sulla scorta dei prelievi effettuati tra il 24 maggio e il 21 giugno, Arpac attesta la non conformità sulla base di un unico parametro, la «Ecotossicità». Nell'elenco figurano i depuratori di Ponte delle Tavole, Capodimonte e Pontecorvo a Benevento, Scafa e San Biase a Telese, e i siti di Sant'Agata de' Goti, Melizzano, Frasso Telesino e Forchia. Il riscontro indica una generica insalubrità delle acque trattate per le forme viventi nei corpi idrici destinatari. Condizione decisamente più tenue rispetto alla conclamata presenza di inquinanti specifici e che, pertanto, non fa scattare l'applicazione diretta delle sanzioni previste per legge, ma determina l'obbligo di approfondimento delle indagini analitiche, la ricerca delle cause di tossicità e la loro rimozione.

Sono appena 6 gli impianti nei quali l'acqua di scarico è risultata conforme. Tre sono gestiti da Gesesa: Ponte, Castelpoto e Forchia, gli ultimi due ora dissequestrati dalla magistratura. Esame superato anche per Airola, che dunque non contamina l'Isclero, per Pesco Sannita, che sversa correttamente nel fiume Tammaro, e per Sant'Angelo a Cupolo, che può ritenersi esonerato dall'inquinamento del fiume Calore.
Ma nella mappa dei controlli svolti da Arpac rientra anche un collettore fognario privo di depurazione, ovvero quello cittadino di via Torre della Catena, che scarica nel Sabato. Scontato l'esito, in attesa che si completi l'iter per il costruendo depuratore di Scafa: campione non conforme per la presenza di azoto ammoniacale ed escherichia coli. La verifica è scaturita su richiesta della polizia giudiziaria.
 

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