Neurochirurgia, il "Rummo" chiarisce: «Normale turnover e piena operatività»

Il primario: sbagli chi crea allarme

L'ospedale Rummo
L'ospedale Rummo
Sabato 25 Febbraio 2023, 09:52 - Ultimo agg. 10:01
3 Minuti di Lettura

All'indomani delle dimissione di 2 neurochirurghi e di un radioterapista dal "Rummo", arrivano i chiarimenti dell'azienda sulla vicenda che, tuttavia, non riguardano la fuga dei medici ma il funzionamento del reparto di Neurochirurgia e la continuità nell'erogazione delle prestazioni. Dall'8 febbraio, 9 medici di diverse branche hanno lasciato l'ospedale cittadino, e i vertici hanno puntualizzato in una nota che le attività ambulatoriali e chirurgiche dell'unità complessa di Neurochirurgia, diretta da Giovanni Parbonetti, continuano senza sosta.

«Non ci sono defezioni scrivono dal "Rummo" - che possono arrecare criticità alla normale attività della Neurochirurgia che, al contrario, registra la continua richiesta di medici che vogliono entrare a far parte della eccellente equipe di Parbonetti.

Il trasferimento di 2 unità per questioni personali, non compromette l'attività della Neurochirurgia, tutti i chirurghi sono in grado di assistere pazienti con patologie dell'encefalo e della colonna vertebrale. L'unità operativa svolge interventi di altissima complessità, sia in elezione che in urgenza ed è attrattiva per l'utenza di altre province e di altre regioni, è dotata di attrezzature all'avanguardia e di sistemi innovativi per la robotica e per la realtà virtuale. Inoltre, è inserita nella rete formativa regionale per la Neurochirurgia ed è punto di riferimento per le patologie della colonna vertebrale sia regionale che nazionale. Per quanto riguarda i chirurghi che hanno deciso di andare via, va specificato che sono da inquadrare nel contesto della fisiologica fluidità del personale e lasciano l'ospedale non per "carenza" di formazione, ma per avvicinarsi al luogo di residenza. La Neurorianimazione ha ripreso a funzionare, supportando l'attività della Neurochirurgia per gli interventi cranici urgenti ed elettivi».

In pratica, la scelta di molti medici di abbandonare le strutture ospedaliere in cui lavorano per privilegiarne altre, è determinata da molteplici fattori e anche dal fatto che, nel Sannio, non c'è un numero di specialisti di alcune branche che risiede sul territorio. Dopo qualche anno di permanenza negli ospedali che li assumono, i medici tendono a tornare nei luoghi di residenza oppure scelgono gli ospedali delle grandi città. Per questo, quando finalmente la struttura sanitaria o ospedaliera entra nella disponibilità di una propria graduatoria oppure recluta da altri elenchi, dovrebbe inserire nel contratto di assunzione la clausola di permanenza per almeno cinque anni che consente di dare maggiore stabilità ai reparti.

Video

«Desidero ringraziare tutti i miei collaboratori dice il primario Parbonetti che, con spirito di abnegazione ed assoluta professionalità si adoperano per rendere elevatissimo il livello assistenziale. Grazie al loro impegno siamo in grado di essere attrattivi per quanto riguarda le patologie oncologiche, craniche, vertebrali e degenerative della colonna vertebrale. Mi dissocio da chi getta un'ombra di inadeguatezza sulle struttura da me diretta, creando un clima di allarmismo tra la popolazione».

«Credo sia opportuno - dice Guido Quici, presidente nazionale Cimo-Fesmed - chiarire il concetto che al "Rummo" ci sono professionisti molto validi e, per questo, fa rabbia vederli andare via e veder sottoutilizzate tecnologie avanzate. La battaglia che la nostra federazione sta portando avanti è a difesa dei medici che vedono costantemente disatteso il contratto di lavoro».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA