Il 14 marzo era giunta l'assoluzione della Corte di Appello di Napoli per non aver commesso il fatto, per Giuseppe Massaro, 58 anni di Sant'Agata dei Goti e Generoso Nasta 35 anni di San Felice a Cancello, condannati all'ergastolo in primo grado dal Tribunale di Benevento per l'omicidio di Giuseppe Matarazzo di 45 anni di Frasso Telesino. Ora il presidente del collegio giudicante Vittorio Melito ha depositato la motivazione del verdetto. «È innegabile - si legge nel documento - che a carico degli imputati vi fossero un compendio indiziario di notevole spessore, tale da giustificare le vicende cautelari cui sono stati sottoposti. Ma gli indizi sono restati allo stadio di probabilità di colpevolezza la quale per poter essere affermata ha bisogno della prova oltre ogni ragionevole dubbio».
E i magistrati della Corte di Appello aggiungono che non è dimostrato con assoluta certezza che l'arma del delitto sia la pistola sequestrata a Massaro, né che la Fiat Croma, sempre di Massaro si trovasse proprio nel luogo del delitto quando si è verificato, che essa abbia incrociato la donna che ha proceduto al riconoscimento e che Nasta ne fosse il conducente.
Rilevate discrepanze anche sui dati del Gps che segnala la presenza dell'auto di Massaro condotta da Nasta sul luogo del delitto. Anche il riconoscimento di Nasta da parte di una donna come colui che guidava l'auto «non pare adeguatamente univoco e persuasivo». Si fa anche riferimento al fatto che non si è giunti ad individuare «non solo il mandante ma anche l'esecutore materiale» pertanto la Corte non ravvisa «una granitica solidità delle prove a carico degli imputati». Matarazzo fu ucciso poco dopo essere tornato in libertà dopo una detenzione per violenze sessuali su una minore che si era poi tolta la vita. Nel processo di Appello Massaro e Nasta sono stati difesi da Angelo Leone, Mario Palmieri, Orlando Sgambati e Angelo Raucci. I familiari di Matarazzo, parti civili, sono stati assistiti da Antonio Leone e Tullio Tartaglia.