Ospedale, no di Mastella
a un Consiglio ad hoc

Ospedale, no di Mastella a un Consiglio ad hoc
di Luella De Ciampis
Mercoledì 30 Marzo 2022, 08:55
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Le questioni sanità e ospedale «San Pio», dopo la bufera provocata dagli interventi del consigliere regionale Luigi Abbate («la politica è scesa in campo a gamba tesa per le nomine dei primari») investono Palazzo Mosti. Il capogruppo di «Città aperta» Angelo Miceli, come aveva già anticipato, ieri ha depositato la richiesta di convocazione urgente di un consiglio comunale aperto sulla Sanità. Una richiesta sostenuta da tutti i consiglieri di opposizione: a sottoscriverla, oltre a Miceli infatti sono stati Luigi Diego Perifano, Raffaele De Longis, Giovanni De Lorenzo, Rosetta De Stasio, Floriana Fioretti, Giovanna Megna, Angelo Moretti Luigia Piccaluga, Vincenzo Sguera, Maria Letizia Varricchio e Antonio Picariello, appartenenti alle diverse correnti dell'opposizione. Una richiesta unanime che non ha sortito l'effetto sperato perché il sindaco Mastella ha mantenuto una posizione netta sulla vicenda. «Si tratta dice di una questione che esula dalla mia competenza. Non posso entrare nel merito delle scelte operate dal direttore generale dell'ospedale per cui non ci sono i termini per convocare un consiglio comunale».

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La minoranza ha inserito nel documento depositato in Comune i punti da trattare nell'eventuale consiglio: qualità dei servizi sanitari territoriali, funzionalità dell'Azienda ospedaliera «San Pio», stato dei fatti, prospettive e attese della popolazione. Sottolineata, poi, la necessità di approfondire i temi sfiorati da Abbate nella disamina effettuata nei giorni scorsi, partendo dal piano di Sanità territoriale, che consentirà la realizzazione di case e ospedali di comunità e di centrali operative per creare una sanità più vicina al cittadino e che gravi meno sulle realtà ospedaliere come finora è avvenuto.

Il consigliere regionale dei mastelliani aveva rimarcato che si tratta di un tema da approfondire e da concertare con il territorio, affinché si assista a una sorta di «trasformismo sanitario». «Per scelte che impattano seriamente sui nostri territori e sul futuro dei nostri figli e nipoti - aveva affermato - sono indispensabile condivisione e concertazione, giammai indicazioni assunte nel chiuso di una stanza o calate dall'alto».

Per questo motivo aveva chiesto ufficialmente al digì dell'Asl Gennaro Volpe di bloccare qualsiasi iniziativa in essere e avviare ad horas un confronto con le istituzioni. Successivamente, la sua attenzione si era spostata sull'ospedale e sulle scelte che il digì dell'azienda ospedaliera «San Pio» Mario Ferrante aveva operato a proposito della nomina dei primari. Partendo da queste considerazioni, Abbate aveva richiesto a gran voce che si spiegasse ai beneventani cosa sta accadendo in ambito sanitario, ponendo l'accento su ritardi e criticità che si verificherebbero nel'erogazione dei servizi. Lo scopo di incontri e di assemblee pubbliche, da promuovere nei prossimi giorni, dovrebbe essere quello di dare risposte alla crescente preoccupazione della popolazione e degli operatori sanitari rispetto al ridimensionamento e alla perdita dei servizi sanitari e assistenziali, espressa in varie sedi da amministratori locali, partiti e movimenti politici, comitati locali, associazioni sindacali e di categoria.

Per questo, era stata avanzata la richiesta di un incontro pubblico con la partecipazione del governatore De Luca, che ha la delega alla sanità, con i vertici di Asl e «San Pio», con i consiglieri regionali eletti nel Sannio, i sindacati e le associazioni operanti nell'ambito del comparto sanità. I nodi da sciogliere, secondo Abbate, sono tanti e devono essere affrontati ancor prima che si metta mano alla programmazione delle opere da realizzare con i fondi del Pnrr. Il timore di tutti è rappresentato anche dal fatto che, con questi fondi si realizzeranno le strutture ma non si potrà reclutare il personale necessario a erogare i servizi, mentre la soluzione dovrebbe essere fornita, in una fase successiva, dalla riorganizzazione dell'assistenza sanitaria, dalla riduzione dei ricoveri in ospedale e degli accessi inappropriati in pronto soccorso, cui si aggiungerebbe una più oculata gestione dei farmaci. Elementi, questi, che, entro il 2026, dovrebbero concorrere a produrre risparmi tali da riuscire a sostenere i costi del personale da impiegare nelle nuove strutture.

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