Francesca, il bacio al Papa della mascotte dei piccoli malati: il suo cuore si era fermato, ora sorride

Francesca, il bacio al Papa della mascotte dei piccoli malati: il suo cuore si era fermato, ora sorride
di Maria Chiara Aulisio
Domenica 18 Marzo 2018, 11:32 - Ultimo agg. 17:19
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Inviato a San Giovanni Rotondo

La storia di Francesca è di quelle che stringono il cuore. È una piccina di sedici mesi, della provincia di Foggia, e da quando è nata combatte contro un cancro allo stomaco che non le dà tregua. Sembrava le cose stessero andando per il verso giusto, quando la sera del trentuno dicembre scorso, mentre la mamma e il papà ultimavano i preparativi per la cena di Capodanno la piccola venne colpita da un arresto cardiaco. Immediato il trasporto in ospedale, dove i medici del poliambulatorio erano già tutti in allarme, pronti ad accogliere la più piccola tra i loro pazienti.
 


«Francesca è la nostra mascotte racconta il dottore Saverio Ladogana, primario del reparto di Oncoematologia dell'ospedale Casa Sollievo della Sofferenza , quando la mamma ci ha chiamati per dirci che la bambina era in arresto, siamo subito corsi tutti in ospedale ad aspettarla». Ma al principio sembrava proprio non ci fosse più nulla da fare, il piccolo cuore di Francesca pareva non voler tornare a battere; i medici, però, non si sono dati per vinti: hanno continuato a massaggiare senza sosta, nel disperato tentativo di rianimarla.
 
«Era passata oltre mezz'ora - racconta anche Matteo Maruzzi, responsabile del Day hospital della struttura -. Normalmente, dopo trenta, quaranta minuti al massimo, si molla, non c'è più niente da fare. In quel caso, siamo andati avanti senza fermarci un attimo per circa un'ora, nonostante fossimo tristemente convinti che non ce l'avremmo mai fatta». E invece, a un certo punto, quel cuore piccolo ma forte come una roccia ha improvvisamente ricominciato a battere: prima piano piano, poi sempre più velocemente, fino a raggiungere finalmente il suo ritmo regolare. Il giorno della Befana, Francesca poteva essere di nuovo a casa, con la sua calza piena di caramelle e cioccolata tra le mani, pronta a affrontare un nuovo ciclo di chemioterapia. «Un miracolo aggiunge il primario , non riesco a definirlo diversamente. Una bella storia che abbiamo voluto raccontare anche al Pontefice, che si è poi fermato a lungo nella camera di Franceschina. L'ha accarezzata e baciata, mentre lei, ridendo, cercava di prendergli la croce che portava al collo. È stato un momento di grande emozione per tutti». Sì, è così che lo chiamano, un «miracolo» ribadisce il medico: «Qualcuno l'ha protetta riprende Maruzzi -. Se n'era andata, e poi è tornata, senza subire alcun danno neurologico. Ancora non riesco a crederci. Adesso, certo, dovrà proseguire con le sue terapie anti-cancro, come fa da quando è nata, ma siamo fiduciosi: tutto sta andando per il meglio». Da un lato c'è Francesca, dall'altro Vincenzo due camere una accanto all'altra, e due mamme che provano a farsi coraggio a vicenda. «Mio figlio dice Clementina ha tredici anni, dopo otto anni ha avuto la recidiva di un medulloblastoma, il più insidioso dei tumori maligni dell'età infantile. È stato un colpo durissimo, credevo che la malattia oramai appartenesse al passato, e invece è tornata a fare capolino quando cominciavo quasi a non pensarci più».

Clementina al Papa ha consegnato una lettera e una preghiera importante: «Quella di farmi tornare la fede, che ho perso del tutto. Ho la sensazione che mi abbia accontentata. La sua visita qui in ospedale è stata una scossa elettrica, vederlo accarezzare mio figlio, chinato accanto al suo letto, mi ha dato una grande energia. E, soprattutto, la speranza di continuare a credere che può farcela anche stavolta».
 

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