Fu Leo Longanesi a convincere Ennio Flaiano a scrivere il suo unico romanzo: “Tempo di uccidere”, che ora ritorna per Adelphi. Un romanzo d’eccezione, per uno scrittore che preferiva la forma breve, l’aforisma, il racconto cortissimo, o la velocità della sceneggiatura. Flaiano era abitato da una inquietudine domestica, che non lo abbandonava mai, e anche se si muoveva nello spazio, rimaneva un estraneo che si aspettava l’apocalisse più che la felicità da ogni momento. C’è la guerra, l’Etiopia, e un ufficiale dell’esercito italiano – come lo era stato lui – che uccide e poi viene perseguitato dal rimorso e dalla possibilità di aver contratto la lebbra dalla sua vittima, una giovane indigena. È un Conrad con l’ironia amara di Flaiano. Un viaggio da Apocalypse Now italiana. Al colonnello Kurtz sarebbe piaciuta la storia di egoismo involontario mentre si perpetua il grande egoismo delle colonie. Vinse il Premio Strega, era la prima edizione. Flaiano visse quella vittoria come un malinteso, e poi continuò a pensarlo anche degli altri trionfi – soprattutto a cinema – fino a quando “l’insuccesso non gli diede alla testa”.
Tempo di uccidere
Mercoledì 11 Novembre 2020, 18:45
1 Minuto di Lettura
© RIPRODUZIONE RISERVATA
DELLA STESSA SEZIONE
di Nicola Sorrentino
di Dajana Mrruku
di Dajana Mrruku
di Francesco Bisozzi