Caserta, arredi e aiuole sfregiate:
ecco le ferite del post-movida

Caserta, arredi e aiuole sfregiate: ecco le ferite del post-movida
di Franco Tontoli
Martedì 22 Giugno 2021, 08:46 - Ultimo agg. 19:35
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«Ogni lunedì ci lecchiamo le ferite della movida, le tracce di ciò che è successo nelle serate di fine settimana sono evidenti, fa male una considerazione: siamo stati bene soltanto nel periodo di reclusione per il covid, ora siamo punto e daccapo e chissà cosa succederà quando sarà abolito l'obbligo di chiusura dei locali entro la mezzanotte». In piazza Correra, ieri mattina, commento rubato a un signore che parlava con l'edicolante.

La piazza è come un saloon devastato da una solenne scazzottata da film western: aiuole devastate intorno alla fontanina, arbusti espiantati, cestini che debordanti cartacce, bottiglie, bicchieri di plastica, lattine di bibite che non sono analcoliche. Le tracce dicono che qui non si consumano gazzose e aranciate ma spumantini, i bicchieroni evaporano alcol. Qui, nel secondo polo più affollato delle ammucchiate giovanili cittadine è tutta conseguenza dello sfruttamento economico che di questa straripante moda di aggregazione si va facendo da qualche anno. Nella piazza in cui fino agli anni Settanta c'era la sola pizzeria «Pesce d'oro», ora ci sono diecine di «saloon» con relativa, diciamo, vivacità. Ci sono i segni, purtroppo, anche sul corpo di qualche gestore che sabato notte ha rischiato la vita sotto i colpi di un'aggressione selvaggia; sono anche sulle porte di cristallo e le vetrine dei pub, vetrate con raggiera di sassate e colpi di mazza, devastazione pura da istinti animaleschi.

In tre a parlare poco distanti dall'edicola, origliamo, dice uno: «Ho intrattenuto per anni commercio di fiori con l'Olanda, ad Amsterdam ero di casa, tante visite notturne alla strada delle donne in vetrina, folla, ma ogni cento metri almeno tre agenti, manganelloni alla cintola, al primo accenno di rissa arrivavano come fulmini, ce n'era per tutti, aggressori e vittime. Poi al posto di polizia si faceva la cernita, aggrediti fuori con tante e scuse e con le mazzate comunque prese, gli aggressori trattenuti». Silenzioso commento dei due interlocutori, ma è come se l'avessero fatto ad alta voce. 

Piazza Correra sta a metà del primo tratto di via G.B.Vico, collega corso Trieste con via Roma ed è lato del quadrilatero centralissimo che include piazza Dante e piazza Amico.

In questa piazza si concentra sciatteria da parte di istituzioni pubbliche. Un parallelepipedo di cemento alto 25 metri al posto del Palazzo Montagna, da anni completato e disabitato. Ai piedi una targa ricorda che nel 1897 vi nacque, nel vecchio palazzo, la teologa e mistica Maria Valtorta. A pochi passi, nella Viella Della Ratta, c'è una cappella gentilizia privata che fu sepolcreto, datazione riferita al 1300, forse al conte Francesco I De la Rath, poi con i D'Angiò, Della Ratta. All'interno una statua di San Francesco con la tonaca mangiata dai topi, l'intera «Porziuncola» aggredita da cespi di capperi, un fico selvatico che sembra un baobab spunta dal tetto. La Soprintendenza non lo conosce, lo ignora. Nel 2010 la soprintendente Paola David, leggendo una segnalazione come questa, «cadde dalle nubi» ma non atterrò su questo monumento. Si torna in piazza, il lato più lungo dell'emiciclo caratterizzato da una serie di sgarrupi osceni. «Qui ricorda Mario che fu grande amico del musicista Fausto Mesolella che vi abitava il medico Alfonso Tramontano si adoperò per la sistemazione di un'opera stilizzata dell'artista Marco Lodola sollecitato dal cantante impresario Ron. L'opera, nonostante assicurazioni dal Comune nel settembre 2018, giace chissà dove; se l'avessero messa qui starebbe tra i cocci di bottiglie».

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