«Colpire i tifosi violenti ma puntiamo sul dialogo stadi chiusi un fallimento»

L'intervista al questore Andrea Grassi dopo la guerriglia in Casertana-Foggia

«Colpire i tifosi violenti ma puntiamo sul dialogo stadi chiusi un fallimento»
«Colpire i tifosi violenti ma puntiamo sul dialogo stadi chiusi un fallimento»
di Andrea Ferraro
Domenica 10 Marzo 2024, 09:53 - Ultimo agg. 13:44
3 Minuti di Lettura

Questore, venerdì ha emesso quattordici Daspo per gli incidenti verificatisi nel corso di Casertana-Foggia di tre mesi fa? Una durata che testimonia la complessità delle indagini. Quali difficoltà avete incontrato?
«Sono state indagini minuziose, complesse, relativamente lunghe perché dalle immagini a disposizione abbiamo dovuto associare condotte specifiche a persone compiutamente identificate con raffronti fotografici. Il risultato delle indagini è il frutto dell'ottima attività investigativa della Digos, con la sua Squadra tifoseria, e della sinergia con la Digos della Questura di Foggia. Abbiamo dovuto distinguere due profili».
Quali?
«Uno squisitamente giudiziario per le condotte che hanno rilevanza penale, l'altro di natura amministrativa che consente ai questori di poter emettere i Daspo».
Tra i destinatari del divieto di accesso allo stadio c'è qualcuno che in passato aveva già avuto il Daspo?
 

«Si. Un tifoso della Casertana e uno del Foggia».
Quanti sono attualmente i tifosi sottoposti a Daspo in provincia?
«Ventinove, tutti tifosi della Casertana».
Perché dentro e fuori gli stadi c'è questa spirale di violenza?
«È un fenomeno che si sta registrando in Italia. Le cause sono di diversa natura. Si tratta di corsi e ricorsi storici. Ci sono dei momenti in cui le tifoserie, anche per vecchie ruggini, si comportano senza rispettare le regole. A volte si tratta di fenomeni emulativi, e ad agire è il branco».
La tifoseria casertana rischia di essere etichettata come violenta. Sta creando tanti problemi?
 

Video

«Lungi da me criminalizzare una tifoseria piuttosto che un'altra. Il mio auspicio è che i tifosi della Casertana possano diventare un esempio positivo per gli altri, che il loro comportamento sia un modello di sportività e correttezza da emulare. Quest'anno abbiamo registrato episodi non esemplari, probabilmente perché con il ritorno in serie C ci sono diverse partite con squadre con le cui tifoserie ci sono rivalità e ruggini. Ma il tifo è tutt'altra cosa. È soprattutto passione, sportività e rispetto per gli altri».
C'è qualche gruppo in particolare che desta preoccupazione più di altri?
«Una delle nostre attività è studiare e capire la geografia, gli assetti della tifoseria. Ma nel tifo le geometrie sono variabili, spesso si creano gruppi avulsi dalla tifoseria organizzata e storica. Noi osserviamo anche la posizione nel settore o in settori diversi perché questo aspetto è un altro indicatore significativo».
C'è dialogo con la Casertana e la sua tifoseria?
«Il dialogo c'è e deve essere la chiave per favorire atteggiamenti all'insegna della sportività e della civiltà».
Ha pensato di promuovere incontri con i giovani, magari delle scuole calcio, per trasmettere valori del tifo corretto?
«Ci sono delle iniziative allo studio, questa potrebbe esserne una. Bisogna accrescere la cultura del rispetto delle regole perché lo sport è fatto di regole e l'avversario va sempre rispettato».
Qual è la sua linea?
«Tolleranza zero contro i violenti ma massima disponibilità al dialogo per isolare i facinorosi. Allo stadio è bello vedere anche le famiglie e i giovanissimi».
La Casertana domenica ospiterà il Francavilla Fontana. A Torre del Greco la trasferta è stata vietata ai tifosi rossoblu, il "Pinto" rischia di essere chiuso o la chiusura potrebbe riguardare solo i Distinti?
«La decisione è oggetto di valutazione in seno al comitato coordinato dal prefetto e dell'Osservatorio a Roma. Giocare a porte chiuse è il fallimento del tifo, l'extrema ratio a cui si ricorre in casi limite anche a tutela della componente sana del tifo».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA