San Tammaro: direttrice Poste arrestata: indagato anche l'ex marito

La donna aveva comprato anche quadri di valore

Indagini della Guardia di Finanza
Indagini della Guardia di Finanza
di Biagio Salvati
Mercoledì 26 Luglio 2023, 06:59 - Ultimo agg. 11:50
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L'indagine per peculato e auto riciclaggio ipotizzata a carico della direttrice (sospesa) dell'ufficio di San Tammaro di Poste italiane, Giustina Giordano, finita agli arresti domiciliari dopo quattro giorni di carcere, sfiora anche l'ex marito. Nelle pieghe dell'inchiesta emerge un'ipotesi accusatoria di riciclaggio ovviamente tutta da provare e che l'accusa fa risalire come commessa a Capua agli inizi di luglio nei confronti di Pasquale P., destinatario di una perquisizione eseguita dai finanzieri su disposizione del sostituto Daniela Pannone della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere. Nei luoghi di residenza e domicilio dell'uomo, gli inquirenti avrebbero cercato eventuali tracce informatiche (tramite pc, tablet o cellulari nella sua disponibilità) di passaggi di danaro ma anche materiale come bancomat, carte di credito, libretti postali o documenti relativi a conti o libretti. Una perquisizione il cui esito non è noto ma che - come ipotesi investigativa - ha fatto allargare l'inchiesta anche ad un secondo soggetto, in questo caso l'ex marito della direttrice, assistito dall'avvocato Dezio Ferraro.

La ex funzionaria, che è stata destinataria di un sequestro preventivo del valore di oltre 600 mila euro su beni propri (si parla anche di quadri di valore oltre che di beni di lusso o immobili), è finita indagata sulla base di una denuncia presentata dal fratello di una correntista, una vedova di 77 anni, che ha fatto scoperchiare un meccanismo diabolico messo in atto dalla funzionaria delle Poste. Le appropriazioni sarebbero iniziate, a quanto pare, nel periodo in cui la donna si recò nell'ufficio postale per il cambio di conto corrente dopo la morte del marito avvenuta tre anni fa. Un conto, quello del correntista defunto, che invece sarebbe stato fintamente chiuso senza disabilitare il bancomat con il quale la Giordano avrebbe fatto spese varie, finanche minime, come un panino in una nota catena di fast food. E poi quei bonifici da decine di migliaia di euro sfidando perfino l'antiriciclaggio a suo favore, eseguiti dal conto della vittima in una maniera spregiudicata soprattutto se si considera che le vittime appartengono alla "fascia debole".

Insomma, i risparmi di una vita che a fine giugno la vedova non ha più trovato sul suo conto, «gelata» dalla risposta dell'ignaro operatore allo sportello: «Signora mi dispiace, ma dal suo conto non è più possibile prelevare».

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Di qui prima l'incredulità, poi la rabbia e la delusione e quasi una rassegnazione, fin quando il fratello della vittima, entrambi appartenenti a una storica famiglia di commercianti sammaritani, si è attivato per venire a capo della situazione con una corposa denuncia presentata alla Guardia di Finanza, con l'assistenza dell'avvocato Giuseppe Cipullo. I controlli hanno fatto emergere altri ammanchi a carico di ignari correntisti ma soprattutto è emersa la figura della direttrice la quale, da un lato appare sicura di sé eseguendo normali bonifici a suo favore per somme rilevanti, quasi sentendosi impunita; dall'altro, appare sprovveduta perché le modalità adottate sono senza schermature e quindi facilmente identificabili per le plateali tracce che lasciava nelle operazioni di appropriazione di danaro. In alcuni casi, sarebbe riuscita persino a incamerare buoni fruttiferi dopo averli girati prima sul conto corrente degli stessi titolari e poi sul suo conto. Quando la domande e le richieste dei documenti da parte del fratello della vedova (munito di procura speciale notarile) sono cominciate a diventare pressanti, la direttrice avrebbe sviato le possibili responsabilità sugli ammanchi verso altri soggetti - come badanti straniere o colf - chiedendo di non denunciare alle forze dell'ordine il caso «perché si sarebbe risolto e chiarito». Da parte della vittima resta ora la fiducia nell'autorità giudiziaria ma anche nella società Poste italiane che, l'altro giorno, con un comunicato ha fatto sapere «di avere avviato le verifiche per assicurarsi che ci siano tutte le condizioni affinché i clienti vittime dell'attività illegale possano essere rimborsati il prima possibile». 

 

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